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Situate com'erano quelle due propinque rocche al limitare delle tre libere pievi di Dongo, Gravedona e Sorico, andarono soggette a numerose e singolari vicende nel passar che facevano in potere dell'uno e dell'altro dei signorotti che battagliando s'impossessavano delle vicine terre.

Perocchè il papa se la diceva poco coi Visconti, i quali, desiderando tiranneggiare la patria, opprimevano la causa guelfa per affidarsi agli imperatori, da cui ricevevano sempre appoggio i nuovi signorotti. Le cose erano procedute a segno, come altrove abbiamo accennato, che il papa, in castigo del parteggiare coll'imperatore Lodovico scomunicato, proferì l'interdetto contro i Milanesi.

Veniva a Lombardia, corteggiava i ghibellini, le cittá, otteneva la signoria di molte, finiva con venderle a parecchi signorotti, e risalire e sparire egli pure . Veda ognuno, se son perdonabili i guelfi di non aver saputo allora liberarsi per sempre di siffatti nemici. Ma Firenze sola era savia. Ella fu che movendo una lega di cittá e signori lombardi, fece sparire Giovanni.

Dei tipi! E questo fanno mi dispiace di doverla così apertamente contraddire anche i contadini dei Malavoglia e i signorotti dei Vicerè.

E l'Alongi rincalzò: «Ne' piccoli e medî comuni, ci sono gruppi di preti, professionisti, operai, dati a questo e a quel signore. E i partiti non sono formati che da questi nuclei aderenti a un paio di signorotti sempre nemici per antichi odî, o per spirito di supremazia, o per libidine di potere e di prepotere su tutti, e specialmente sul bilancio comunale.

La cavalleria a que’ tempi era la forza principale dell’esercito. Dei militi poi volontari, raccolti in gran numero dal contado, e accorsi a drappelli co’ i lor signorotti, chi non aveva che l’elmo, chi i soli schinieri; chi zappa, chi falce e chi un vecchio pavese arrugginito; tutti però qualche arme ad offesa.

E ricordatelo bene voi che nei tempi presenti cercate di imbavagliarlo con delle concessioni e delle carezze più o meno scellerate e sempre gesuitiche. Voi che nascondete le ugne d'acciaio degli antichi signorotti sotto uno straccio di carta che presto, speriamolo, per il decoro dell'Italiana famiglia, vedremo svolazzare nel letamaio delle genti rigenerate.

Questi campioni milanesi avevano riportato il premio della giostra ivi combattutasi, il quale consisteva in un superbo puledro del valore di 400 zecchini, nero come una pece, colla gualdrappa color di cielo, ricamata ad argento; in un altro, mezzano di grossezza, baio di colore e balzano di due piedi: oltre a due abiti, uno di scarlatto, l'altro di sciamito foderato di vaio. Per farne mostra, erano i vincitori girati trionfalmente per Cremona, Piacenza e Pavia, donde s'erano vôlti dalla patria, appunto il 20 Marzo dell'anno predetto. Liete accoglienze ricevevano per tutto, poichè un istinto dominante e pericoloso dell'uomo fece al valore fortunato tributare rispetto ed ammirazione in ogni tempo, ma più ancora in quello, tutto di forza materiale. I signorotti poi vedeano volontieri che il coraggio si esercitasse in tornei e finte battaglie, come in altre et

I Visconti a Milano, come gli altri signorotti, davano favore al commercio e all'industria; ma procuravano stornare il popolo dalle armi, conoscendo quale salvaguardia siano dei diritti in mano del popolo; e Luchino, col pretesto di alleviarli d'un peso, aveva dispensati i cittadini dalla milizia; sicchè godevano un riposo da gran tempo ignorato, senza accorgersi come ne patissero i diritti civili, sino ai quali la considerazione del popolo di rado s'innalza, o non mai.

Sarebbe lunga la storia delle corruzioni e dei tradimenti di codesti signorotti per il diritto divino, oggi felicemente mendicanti per la maggior parte; tuttora però, traditori e pervertitori della nazione. Le genti della Trinacria frattanto accorrevano ad ingrossar le fila dei Mille. Alcamo accoglieva i vincitori con tutto l'entusiasmo di cui sono capaci quei fervidi Meridionali.