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Aggiornato: 11 maggio 2025
Se bene consideri vedrai, che i vantati Statuti dei Gesuiti a fine del conto consistono in questo, che giunsero ad adattare allo spirito la istruzione medesima la quale nella milizia si applica alla materia; in questo si posero interi anima e corpo; oltre tenersi liberi da qualsivoglia cura, non accettarono cariche, nè benefizi, quantunque sotto mano gli avessero tutti; non digiuni, non veglie, non fatiche eccessive; i Gesuiti avevano bisogno di tutte le loro forze per durare nelle battaglie della disputa, della predicazione, e dello insegnamento. Se leggi le lettere del padre Segneri vedrai come il Papa medesimo lo presentasse di canditi, e di non so quali ortolani; il Granduca Cosimo III di cioccolata più volte, ed egli stesso gli chiede vino generoso per cavarne lena a mostrarsi valente operaio nella vigna del Signore. A conseguire simile scopo di leggeri si comprende come lo insegnamento avesse ad essere cura suprema dei Gesuiti; di fatti, a Roma esercitando una volta i letterati nocque piuttostochè giovasse alla religione; i Gesuiti intesero soppiantarli e ci riuscirono; sempre conformi a sè stessi immaginarono metodi affatto soldateschi, e discipline, e pene; insegnavano gratis, come predicavano, e celebravano la messa; vietato non solo chiedere, ma accettare elemosine: nelle chiese non tenevano cassetta: gli scampoli disprezzavano: si contentavano rubare la pezza. Anco questo modo d'insegnamento ebbe sequele terribili nella societ
Valerga adunque si levò in piedi. Avrebbe voluto salire sulla tavola, ma c'erano i fiaschi di mezzo, e i gesti dell'oratore avrebbero potuto danneggiarli; perciò il nuovo Segneri fu contento a salir sulla panca, in mezzo a due accòliti, che, stando a sedere, la tenevano salda.
Dopo che Carlinetto ebbe stappata una bottiglia di Siracusa, il vecchio teologo divenne un padre Segneri. Le citazioni latine traboccavano a proposito e a sproposito dalla memoria scossa in una giuliva ed insolita emozione, come l'acqua da una spugna che tu spremi colla mano.
Però l'esempio è del seicento: c'è anche un altro esempio nel Segneri, ma questi autori bisogna citarli con cautela... Andiamo!... Basta!... Sempre tali questioni! ripetevano gli auditori in coro. Però erano sempre costretti a modificare la frase. L'auditore Biscotti non si impauriva. Alla prima occasione, egli tornava ad interrompere, ad esigere il cambiamento dell'espressione difettuosa.
Io volevo dire soltanto che il vitello... sei tu. Amici, interruppe il Priore, le celie e le metafore continuate non sono permesse dagli statuti dell'ordine. Viva Ariberti, che finalmente ci è reso. E quantunque meriterebbe una predica... Una predica? La faccio io. Chi parla, dietro a quel boccale? Luciano Valerga, dei minori osservanti. Il Segneri della brigata! La gloria dell'ordine!
Cionompertanto i teologi moralisti e i S. Padri con ciò non si contraddicono, per la ragione che i primi parlano delle danze guardate solo in sè medesime, e gli altri avvertono, principalmente che esse ponno indurre in pericolo. Così P. Segneri e S. Liguori, l. 3, n. 429, nei loro commenti a Benedetto XIV, ecc. Ecco dunque sul tappeto due opinioni controverse, cioè: 1.
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