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Aggiornato: 12 ottobre 2025


Indovinare il pensiero generatore della rivoluzione, e assumerlo proprio, fecondarlo, svilupparlo, e guidarlo al trionfo tale è il primo ufficio di chi dirige le rivoluzioni. Senza quello si cade tra via scherniti o infami, per impotenza o per tradimento. Ora, furono essi tali i capi delle nostre rivoluzioni? No; non furono. Vediamo l'ultima rivoluzione dell'Italia centrale.

È probabile. Non dimenticatelo! esclamava Davis: tutte le avventure che capiteranno ancora alla Francia e ai paesi che le somigliano saranno dovute ai politicastri, che spingono il popolo nella via delle rivoluzioni senza averlo preparato alla pratica della libert

Noto che in Europa i popoli i quali non fanno rivoluzioni a mano armata, l'Inghilterra, il Belgio, la Danimarca, la Svezia, l'Olanda, la Svizzera, sono i più liberi. A questo punto la signorina Mary, che con tanta foga e convinzione mi aveva riassunto le sue lezioni ed esposte le idee e le osservazioni di Jacolliot e di Jackson Davis, s'interruppe e mi guardò.

Le rivoluzioni più notevoli della vita avvengono verso la sua met

Direm noi perciò, che sia vizio naturale, o del suolo, o degli abitatori? o peggio, celieremo noi, come fanno alcuni, insolentemente, quasi barbaramente, sulle tante rivoluzioni della «fedelissima» Napoli? No davvero.

Storia e scienza politica si accordano nel riconoscere che non c'è che un mezzo per evitare le rivoluzioni violente: le riforme date a tempo. E riforme ne sono state proposte di ogni sorta per la Sicilia: riforme economiche, politiche amministrative e sociali; riforme, che in parte riuscirebbero utilissime al resto d'Italia.

Dormire, e non sognare, oppure sognare rivoluzioni, bombe, tiranni uccisi, aristocratici e borghesi sfracellati in un mare di sangue; sognare vescovi scannati, papi col ventre squarciato; la rivoluzione, la grande rivoluzione, operazione terribile ma necessaria, che sola può salvare l'Italia. Maledette campane! Si avvolge ben bene nelle coltri, cela la testa nel lenzuolo e cerca sonno.

Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aereoplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

L'on. Saporito, sorpreso del profondo perturbamento dell'ordine pubblico, maggiore che nelle precedenti rivoluzioni e sorpreso perchè mai forse aveva posto attenzione all'indole dei moti puramente sociali negò la spontaneit

Mi si conceda qui di ripetere, dopo tant'altre, una considerazione triviale. Egli è più difficile assunto l'attutare l'ira popolare, che non l'eccitarla. Tutti coloro che col massimo sforzo aveano preparati i fatti del 20 d'aprile, erano paghi ormai dell'accaduto, e volevano subitamente sostare sulla sdrucciolevole china delle rivoluzioni e degli attentati. Il senato non esisteva più, perocchè non ardiva congregarsi, ed era in sua vece convocata un'altra autorit

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