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Aggiornato: 20 giugno 2025
Eran le nove del mattino quando S. Eminenza il cardinale Procopio, ministro di Stato, fu avvisato dal Questore del Quirinale della fuga di Manlio e del modo violento con cui era stato sottratto. La furia del prelato fu somma.
"Lasciali andar giù a rompicollo, avrai più presto fatto", diceva l'uno. "Maneggia il pesce che non si strappi", diceva l'altro, e tutti a fischiare, mentre sforzandosi i soldati a tirar su il corpulento cadavere di Procopio, si spezzava la fune e il corpo precipitava sul lastrico con grande fracasso.
"Il primo passo è fatto", mormorò tra sé il mercurio dell'eminentissimo; "ora è d'uopo cercare un posto di osservazione e di rifugio per Cencio". Il quale Cencio, affinchè il lettore lo sappia, era il subordinato di Gianni, a cui il cardinale Procopio affidava la seconda parte in così fatte imprese.
Mentre preparava solenni esequie al cardinale Procopio e ai compagni, avea messo sotto le armi quanta truppa straniera ed indigena v'era in Roma. La polizia coi suoi cagnotti era in grande confusione. Al minimo sospetto si arrestavano cittadini di ogni classe e le carceri ne rigurgitavano. Il governo dei preti aveva saputo comprare un traditore perfino fra i trecento.
Da tempo immemorabile, era sindaco di Crescimbeni il cavaliere Procopio De Collepranis, uomo illetterato e integerrimo, il quale, nel commercio dei semi oleosi, aveva riunito con felice abilit
"Va Gianni, (diceva un giorno il cardinale Procopio, factotum e favorito di Sua Santit
"Buona sera", ripeteva Gianni con voce sommessa e timida e vedendo che finalmente l'altro alzava gli occhi verso lui: "Sua Eminenza il cardinale Procopio, proseguì, m'incarica di dire a V. S. che egli desidera avere due statuette di santi per adornare l'entrata del suo oratorio". "E di qual grandezza vuole S. E. le statuette?" rispose Manlio.
Fece fare venticinque lampioni di carta oliata e di forma ovoidale: ognuno dei quali con lettera trasparente: in tutto venticinque lettere che, disposte abilmente su tre file, si presentavano così: VIVA PROCOPIO DE COLLEPRANIS. E non basta.
Ma con tutto questo, don Procopio non è un asino, tutt'altro; se avesse voluto, se non fosse stato quel gran trasandato, avrebbe potuto essere un eccellente professore di filosofia; ma le abitudini son invecchiate colle ossa e il bislacco ha seppellito il filosofo.
Giulia, che Attilio e Muzio avevano aspettata per aver notizie della famiglia di Manlio cominciò: "Sì! esse sono in casa Corsini; quell'indecente Procopio lo ha negato ma voi sapete in quella tana di vizi quanto sia facile di coprire ogni cosa coll'oro".
Parola Del Giorno
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