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Aggiornato: 7 giugno 2025
Clarice era vestita alla Pompadour, con amplissimi disegni sul corsetto e sulla gonna: questa, troppo corta, lasciava scoperti i piedi calzati di scarpe bianche; e così abbigliata, coi fianchi prominenti, la figura tozza, la Teobaldi pareva una trottola accuratamente pitturata di fresco. Esce? ella domandò con voce triste. Sì, vado a passeggiare, rispose Loredana. Vuol tenermi compagnia?
Meglio alloggiati i senatori, nel grazioso teatro edificato da Luigi XV per la signora di Pompadour, che morì cionondimeno senza vederlo finito.
La Teobaldi si provò a darle mano, e mentre s'affannava all'opera pietosa, udì il laceramento del corpetto alla Pompadour, che non aveva potuto resistere agli sforzi inusitati della cantatrice. Allora ella uscì, ancora galoppando, con la faccia color paonazzo, e tornò seguita dall'albergatore; il quale sollevò Loredana come un fuscello, l'adagiò sul letto, e si ritirò subito.
Ed il zuccherino di questa scatola di confetti deve essere una donnina graziosa, rotondetta, una gattina piena di vezzi, una personcina svelta sui tacchetti alti, palliduccia, con i capelli castani, gli occhi castani, le braccia tornite sotto i merletti, le mani piccole e piene di fossetti, una marchesina Pompadour senza cipria e senza nei.
Camillo Desmoulins mostra la sua faccia arguta davanti al ritratto della Pompadour; Gian Giacomo Rousseau, fresco ancora di tutta la sua gioventù, dimentica le Charmettes, e madama di Warens e il collega Anet, davanti ad una Diana di Poitiers, che si è fatta ritrarre in abito da bagno antico, quello della sua divina omonima, quando Atteone portò in fronte la pena di aver troppo curiosato tra i rami.
La marchesa morì chiedendo perdono alla sua casa e a tutte le cortigiane delle scandalo che aveva lor dato, cosa che non impedì di gratificare la sua tomba dell’epitaffio seguente: Qui giace chi fu quindici anni zitella, Vent’anni cortigiana e otto ruffiana. Dopo la Pompadour venne la Dubarry che mise il colmo alle infamie.
Il re aveva parecchie volte parlato con piacere della principessa di Lamballe, la Dubarry se ne impensierì e fece parte delle sue preoccupazioni all’abate Ferray, che, da sincero amico, le consigliò di imitare la Pompadour, e di prestarsi, come questa defunta sultana, ai mutevoli gusti del monarca; di fargli qualche volta da ruffiana, di fornirgli qualche giovanetta che potesse per un certo tempo occupare il cuore del re.
Una donna assisteva a quell'arrivo impensato: Clarice Teobaldi, la quale, pavoneggiandosi nell'abito troppo corto alla Pompadour, passeggiava avanti all'albergo, per farsi ammirare da alcuni pescatori, che la guardavano con ironia mal celata. Loredana si volse, vide la Teobaldi e sorrise. È tornata in carrozza? disse l'altra, sorridendo a sua volta. Credevo fosse arrivato il signor conte.
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