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Aggiornato: 27 giugno 2025
Troppo avea presunto di sue forze e di sua fermezza il Pallavicini. Schietto, generoso e disposto a prodezza, ma semplice ed ingenuo, viziato da quella levit
La maggioranza degli adunati, pur non dissentendo dalla resistenza, deliberava però di mandare deputati all'Haynau per ottenere una proroga di tempo onde si potessero prendere ponderate risoluzioni. Come ambasciatori si offersero i cittadini Lodovico Borghetti, Pietro Pallavicini, Paolo Barucchelli e il Nobile Girolamo Rossa, alla patria devotissimi.
Di giorno, le passeggiate nella villa Pallavicini, e le gite in mare; la sera conversazione, concerti, feste da ballo... e, anche a Pegli, Maria ebbe subito il primo posto, senza cercarlo e senza volerlo, mentre invece rimpiangeva la quiete e la pace di Santo Fiore. Il mondo, che d'altronde non può mutare, era sempre il medesimo: frivolo, corrotto, tristo.
Nel così detto Album di certa Marchesa Pallavicini di Genova io lessi scritto dalla mano della Marchesa du Devant, conosciuta nel mondo letterario col nome di Giorgio Sand, questo concetto: «Fumo di gloria non vale fumo di pipa.» Le pipe ed il tabacco, nei tempi della storia che raccontiamo, erano diventati assai comuni.
Lungo, lento, doloroso decennio quello dal «49 al 59!» Ma pur meraviglioso di contrasti e di conciliazioni; di forze latenti che si preparavano; di aperte riscosse che si tentavano; di passioni ardenti che spingevano a sagrifizi; di martiri che inaffiarono di sangue l'Idea: Vittorio Emanuele, Mazzini, Cavour, Garibaldi, Pallavicini ed altri grandi patriotti non dimenticavano che l'Italia viveva in catene, e si preparavano.
Parola Del Giorno
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