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Aggiornato: 3 giugno 2025
Talora io raccoglieva una campanula azzurra, o divellendo dalle pareti d'un sentiero scavato fra le roccie una manata di musco, scopriva l'ingresso d'un formicajo, o la tana riposta d'un agile ramarro. Tutto attorno a me era lieto e silenzioso; la natura chiudeva gli occhi placidamente ad un sonno non funestato da rimorsi. Così rapito in muta contemplazione io dimenticava me stesso.
Dal tenero arbusto che si agita alla brezza sulla sponda del torrente, all'albero gigantesco colla cima infranta dal fulmine che protende le antiche fronde sui crepacci delle roccie ingombri delle sue tortuose radici, dal musco che copre di velluto i legnami fradici del mulino alla vitalba vagabonda che s'arrampica sulle piante vicine e ricade in festoni, dall'edera che tappezza i vecchi muri crollanti alle cupe ramificazioni degli abeti che ascondono i precipizi, si possono annoverare tutte le gradazioni del verde, e le sue decomposizioni dal giallo bruno al dorato, dal più cupo azzurro al turchino.
E pareva incantato davvero: ad ogni tratto s'apriva un viale, poi si trovavano quasi rinchiusi in un boschetto misterioso, poi veniva un po' di rado dove entrava esultante un raggio di sole, e alberi, e fiori, e sedili coperti di musco; ma per un bel tratto non trovarono anima viva; ad un certo punto soltanto incontrarono due cani danesi, che fecero subito amicizia con Mario e Giannina, e finalmente dopo aver passato un viale più largo si trovarono davanti alla bellissima villa tutta circondata di piante fiorite e illuminate dal sole, rallegrata da immensi zampilli d'acqua, che a quella luce parevano spruzzi di diamanti, e davanti videro un bel prato verde dove era preparata una quantit
Non separar le mie terrene forme dall’albero, dal musco, dallo stelo. Io non fui d’altri e non sarò mai tua, io son di me: pur m’è tremendo il giogo del lento corpo: se il sol fosse un rogo, dentro m’avventerei, per esser sua. Fra gli uomini che odio e il Dio che agogno sta la vita: ed ucciderla non posso: ella, ella sola è il tramite che, rosso di sangue, tutta mi congiunge al sogno.
È vero mi correva sulle labbra. Ma non lo dissi. Il mio sguardo s'era arrestato sovra quel povero animale. Avea gli occhietti velati, il becco semiaperto, e ne colava una leggiera striscia di sangue un istante ancora, e gli ultimi nodi che lo legano alla vita saranno spezzati.... "Ahi! era tutto per essa!" esclamai con mestizia. Affannoso pensiero! E che monta egli che sia la vita d'un uomo o quello di un bruco? Lascia l'uno cittadi e castella, l'altro il musco ospitale. La vita poneva fra di loro un abisso la morte, questa grande uguaglianza, segner
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