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Aggiornato: 17 luglio 2025
Il cantiniere alla sua cella smuccia, e spilla un vin da far andare un morto, né certo Filinor gli fece torto. Non si può dir de' frati l'allegrezza per il miracol nato ad evidenza. Quel sacconaccio di scelleratezza tutto asseconda con somma avvertenza; e quando mostra d'essere in tristezza, e di sentirsi ancora inappetenza, donde rinnova il frate i crocioni, pel guasto universal de' suoi capponi.
Ne le viscere nostre oppresse e macre di popolane, sacre a la fatica ed al servaggio muto, il miracol di Dio sar
Zambianchi entrato per il primo, avea sorpreso il prete nell'opera indecente, e siccome pratico del mondo e de' suoi vampiri, indovinò egli pure che una scena di violenze sulla bella fanciulla s'era a lui presentata. «Sempre gli stessi servi del demonio! cominciò Zambianchi diretto al prete. «De' vivi inferno! un gran miracol fia «Se Cristo seco alfine non s'adira»
Pur, tra' morti e le fiamme, e dagli amati Ruderi, e dai men noti ermi recessi, Balzan novelli eroi, pugnan coi fati, E sembran dal valore i fati oppressi: O che pulluli il suolo armi ed armati, O fecondin la vita i morti istessi; O a difender la patria, integri e forti, Per miracol d'amor, tornino i morti.
78 All'abondante e sontuosa mensa, dove il manco piacer fur le vivande, del ragionar gran parte si dispensa sopra d'Orrilo e del miracol grande, che quasi par un sogno a chi vi pensa, ch'or capo or braccio a terra se gli mande, ed egli lo raccolga e lo raggiugna, e più feroce ognor torni alla pugna.
Tratto al macel venía Uno zoppo asinel, che in voce umana Tapinavasi invan lungo la via. Folta era intorno a lui la disumana Turba, che il morso del digiun sentía; E qual dicea ch'alto miracol fosse, Chi d'insulti il pungea, chi di percosse.
sì m’accors’ io che ’l mio girare intorno col cielo insieme avea cresciuto l’arco, veggendo quel miracol più addorno. E qual è ’l trasmutare in picciol varco di tempo in bianca donna, quando ’l volto suo si discarchi di vergogna il carco, tal fu ne li occhi miei, quando fui vòlto, per lo candor de la temprata stella sesta, che dentro a sé m’avea ricolto.
Era in lei alcun che della Beatrice di Dante, dinanzi alla quale ammutoliva tremando ogni labbro, e gli occhi non ardivano pure di guardarla, imperocchè la era cosa venuta «di cielo in terra a miracol mostrare.»
L'insperata virtù di codesti scontri miracol parve a' nemici, e a' nostri stessi: il che accrescea i miracoli veri e naturali.
I mariti son pallidi, e tremando a' serventi si van raccomandando. Furon alfin le furie racchetate. Turpino questo per miracol nota. Seguon frattanto a giugner le brigate, come lamprede ch'escon dalla mota. Terigi ha l'anche e le tempie sudate. A me gira il cervel come una ruota, ché la rassegna è a torme ed a torrenti di dame, cavalieri e di serventi.
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