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¹ Passavanti, Specchio della Vera Penitenza. Il fanciullo alzò gli occhi, e peritoso si pose a guardarla. «Va, Manfredinoinsisteva la nobile Elena «hai tu forse pauraAndò con franco passo il fanciullo alla tavola su la quale stavano diversi strumenti, tolse il liuto, e porgendolo alla Regina parlò: «Ecco, mamma, il liuto.» «Gran mercè, figliuol mio

«Elena! Yole! Manfredino! consorte, figli miei! a che vi state così allo scoperto? non vedete che il cielo tempestoso minaccia, e la bufera sta per iscoppiare?» «Perchè tu parti senza darci l'addio? perchè tu parti senza menarci con terispose la Regina con nuova domanda.

«Elena, Yole, Manfredino, addio; voi vedete che sia la gloria del trono, domanda perfino quei pochi momenti felici, che ogni uomo trova a saziet

Udiva la famiglia del Re Manfredi i passi accelerati che si dirigevano alla sua volta; udirono toccare le imposte; si nascose Manfredino dietro il manto della madre, gittò un grido Gismonda, sorse la Regina, e Yole le si fece appresso per sostenerla. «Non bisogna....» parlò la nobile Elena rimuovendo da le braccia della figlia, e si atteggiava in altera sembianza.

Tolse in collo Manfredino, lo baciò su la fronte, e riponendolo in grembo alla madre, supplicava con devoto fervore: «O Gesù per noi crocifisso, fa che il tuo servo possa salvare questo innocente fanciullo! Sentite, sentite, l'assalto è gi

I Reali erano discesi; Manfredi si volse attorno, e vide al suo fianco Elena, al fianco d'Elena Yole... mancava Manfredino; nel tornare alla primiera situazione, mira il Cavaliere che glielo porgeva sano e salvo; lo prese il Re tra le braccia, il fanciullo gli rise, e alzando le mani gli accarezzò le guance: il volto paterno non sostenne severo la cara sembianza, e chinato su la fronte del figlio lo baciava affettuoso.

E' devono suonare queste voci potenti davvero sul cuore dell'uomo, perchè valsero a richiamare Manfredi dallo spavento, e deliziarlo nella vista della sua famiglia: gli abbracciava Manfredino il manco ginocchio; Yole prostrata gli aveva preso una mano, e imprimeva sopra di quella caldissimi baci; la Regina Elena, quasi a sicura tutela, lo invitava al suo amplesso: soverchiato dalla pienezza dell'affetto, baciò il figlio, baciò, rilevando, la figlia, e volò tra le braccia dell'amorosa consorte.

Lo stesso rovinío di percosse e di gridi giunge alle orecchie della nobile Elena, che angustiata d'angoscia soverchiante giaceva ammalata: le stava seduta accanto del letto la gentile Yole con la fronte posata sopra la destra spalla, e sovente la baciava; Manfredino, seduto ai piedi, di tanto in tanto giungeva le infantili sue mani, e pregava Gesù che desse salute alla mamma. «Yole!

« io rimarròparlava Rogiero «non siamo noi fratelli di arme, messer Ghino?» «E a voi pure ben venuto: andiamo con l'aiuto dei Santi: fate piano, che il fanciullo non si svegli, e non prenda pauraammonì passando presso Manfredino, e gran tratto di via percorse su le punte dei piedi: lo imitavano i sorvegnenti; Manfredi represse fino un sospiro che gli si levò dal cuore profondo.

Licenziate tutte le damigelle, la Regina Elena si era ridotta nelle stanze segrete con i suoi figli, Yole e Manfredino; quivi avevano insieme pregato il Signore di perdono, e di pace: finita la preghiera, cominciò la procella: Elena dissimulò, come meglio potè, l'augurio sinistro, e motteggiando ridente dava animo a Yole, che le si stringeva alla vita, e a Manfredino, che, seduto sopra uno sgabelletto ai suoi piedi, le aveva preso una mano, e se l'era parata innanzi gli occhi per non vedere i baleni.