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Il buon carbonaio m'invitò a salire in casa sua, cosa che feci ben volentieri perchè, altrimenti sarei stato imbarazzato a trovare alloggio: mi accomodai alla meglio in quella misera stanza per passarvi le ore più calde della giornata.

L'altro proseguiva: , continuò donna Livia, sposerò don Francesco. Io, che avrei resistito a dei comandi, cedetti a delle preghiere; ciò che la violenza non avrebbe ottenuto giammai, lo ottenne la dolcezza. Ma rassegnatevi, diss'io, cara donna Livia, potrete essere ancora felice. Felice con don Francesco! riprese ella amaramente. Però piangerò in segreto; non voglio essere rimproverata, motteggiata delle mie lagrime. E salì nelle sue stanze, dopo avermi stretta la mano. Il marchese mi fece domandare. Era solo; m'invitò a restare al castello finchè donna Livia fosse maritata al futuro duca dell'Isola, che a lui certo piaceva assai più del brillante Federico. Io non potevo dare assoluto torto al marchese; voleva assicurare l'avvenire della figlia; era naturale! Gli promisi ajutarlo a persuaderla; perchè, dissemi, se si mostrasse troppo malcontenta, temerei che don Francesco se ne offendesse, ora che è il suo fidanzato. E quando la sposer

Giorgio m'invitò a danzare, e mi fece danzare davvero. Ma quando mi strinse al suo cuore, e forse la parola d'amore stava per sfuggirgli dal labbro, quell'abbraccio mi lasciò fredda. Egli lo sentì, e tacque. Ma perchè? Cosa le aveva fatto? Nulla: si ricorda che lei mi aveva chiesto il primo ballo per star seduti vicini, a veder le tolette?

Fulvia m'invitò a sedere accanto a ; mi fece varie interrogazioni che non compresi, e certo vi risposi a sproposito. Ella voleva sembrare calma, ma era evidentemente turbata. Quell'alzarsi, per venirmi incontro, aveva tradito il suo imbarazzo. Il suo sguardo sfuggiva il mio, e le sue domande si succedevano con assurda rapidit

Al Circolo militare, dove m'invitò a colazione Di Mortigliengo, ci ho trovati dei camerati che non vedevo da dieci anni. Se ne son fatte delle chiacchiere. Un silenzio. Sdraiandosi sulla poltrona. Dimmi, Piero, e delle amiche come quella signora Fulvia, ne ha molte tua moglie? Perchè? Domando. Non ti piace? Altro! È un'ottima creatura, sai? Molto migliore che non paia.

Il curato stava seduto nell'orto, appoggiato al muricciolo, guardava verso la valle. Pensai ch'egli fosse assorto in gravi riflessioni; non ardii frastornarlo. Ma dopo qualche tempo si volse e mi vide. Pareva calmo; con un cenno del capo m'invitò a venirgli d'accanto.

MORFEO. E se pur m'invito da me stesso, tutti si trovano con una parola in bocca: che mangia altrove o non ave ancor digerito o vòl perdere quel pasto o che digiuna. O che ogni volta che dicono queste scuse gli cadesse un dente di bocca! Almeno la natura mi avesse fatto polpo, che nella gran fame potessi mangiarmi le braccia proprie.

Una fanciulla bionda aperse, con in mano una lucerna a petrolio; e mi fece passare in una piccola sala dov'erano due poltrone, un divano, un tavolo ed uno specchio alto, con mazzi di fiori finti a' lati della cornice dorata. M'invitò ad accomodarmi, posò il lume sul tavolo, ed uscì. Nell'istante che rimasi solo, alzando a caso gli occhi, mi riconobbi nello specchio, e raccapricciai.

L'oste spillò due bicchieri dalla botte, il maggiore mi offrì galantemente il primo e col secondo in mano m'invitò a brindare. Maggiore, gli dissi io, io accetto di bevere insieme, ma non posso toccare il bicchiere con un soldato di Napoleone III, difensore del papa.

L'autore dello Hernani m'invitò a un suo ricevimento; e dovrei dire: alla sua corte, perchè egli aveva l'aria di un sovrano detronizzato, in quel gran salone illuminato da splendidi lampadari di cristallo veneziano, tappezzato di stoffa di seta, col pavimento coperto da magnifici tappeti, e dove da un lato e dall'altro, in doppia fila, zitti, o parlando sommessamente tra loro, quasi non osassero accostarsi molto da vicino al maestro stavano seduti gli ultimi cortigiani della maest