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Però, secondo il color d’i capelli, di cotal grazia l’altissimo lume degnamente convien che s’incappelli. Dunque, sanza mercé di lor costume, locati son per gradi differenti, sol differendo nel primiero acume. Bastavasi ne’ secoli recenti con l’innocenza, per aver salute, solamente la fede d’i parenti;

«O tu ch’onori scïenzïa e arte, questi chi son c’hanno cotanta onranza, che dal modo de li altri li diparte?». E quelli a me: «L’onrata nominanza che di lor suona ne la tua vita, grazïa acquista in ciel che li avanza». Intanto voce fu per me udita: «Onorate l’altissimo poeta; l’ombra sua torna, ch’era dipartita».

«O tu ch’onori scïenzïa e arte, questi chi son c’hanno cotanta onranza, che dal modo de li altri li diparte?». E quelli a me: «L’onrata nominanza che di lor suona ne la tua vita, grazïa acquista in ciel che li avanza». Intanto voce fu per me udita: «Onorate l’altissimo poeta; l’ombra sua torna, ch’era dipartita».

Però, secondo il color d’i capelli, di cotal grazia l’altissimo lume degnamente convien che s’incappelli. Dunque, sanza mercé di lor costume, locati son per gradi differenti, sol differendo nel primiero acume. Bastavasi ne’ secoli recenti con l’innocenza, per aver salute, solamente la fede d’i parenti;

Però che ciascun meco si convene nel nome che sonò la voce sola, fannomi onore, e di ciò fanno bene». Così vid’ i’ adunar la bella scola di quel segnor de l’altissimo canto che sovra li altri com’ aquila vola. Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e ’l mio maestro sorrise di tanto;

Però che ciascun meco si convene nel nome che sonò la voce sola, fannomi onore, e di ciò fanno bene». Così vid’ i’ adunar la bella scola di quel segnor de l’altissimo canto che sovra li altri com’ aquila vola. Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e ’l mio maestro sorrise di tanto;

Dalle parole che abbiamo riportato di Giuliano stesso parrebbe ch’egli avesse grandi esitanze ad accettare l’altissimo ufficio, perchè in lui rimaneva vivissima la diffidenza verso l’imperatore. Ma, come vedemmo, la fede nella saggezza della provvidenza, che vuol dire la fede in stesso, lo risolve a non resistere al suo destino, ed a lasciarsi avvolgere dalla clamide di Cesare.

Nel vanto del loro forte passato s’affannavano a cercar vigore alla debolezza del presente: e si confortavano nel titolo di milizie reali, dato loro da Carlo III¹⁶⁸, rimpiangendo l’abrogazione del diploma di Filippo III, che concedeva l’altissimo privilegio di liberare ogni anno un condannato a morte¹⁶⁹. ¹⁶⁸ Capitoli del Senato, t. III, pp. 55-56. Pal. 1768.