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Aggiornato: 27 giugno 2025
Vale a dire che, in lizza chiusa, uno o più campioni longobardi contro uno o più campioni normanni definissero la bisogna. Se i Normanni avessero la fortuna di vincere, la citt
74 Ebbe un ostro-silocco allor possente tanto nel mare, e sì per lui disposto, che la terra del Surro il dì seguente vide e Saffetto, un dopo l'altro tosto. Passa Barutti e il Zibeletto, e sente che da man manca gli è Cipro discosto. A Tortosa da Tripoli, e alla Lizza e al golfo di Laiazzo il camin drizza.
D'Esclot, cap. 104. Questo attestato, che non si legge in alcun altro contemporaneo, toglie tutte le contraddizioni che si troverebbero nell'operare di Eduardo, il quale negava prima il campo, e lasciava poi costruir la lizza, e venire i combattenti. Consegnata per que' giorni la citt
Intanto pongo per debito qui le parole del deputato Saracco uomo temperatissimo, e non avverso al Ministero: «avete voi pensato, che per entrare in lizza liberamente non a rimorchio di estranea potenza, e sostenere l'urto di tanti nemici i quali ci disputeranno questo sacro suolo d'Italia ci vuole danaro, e molto danaro? Eppure, ch'io mi sappia, danaro noi non abbiamo, all'opposto siamo scoperti di oltre 500 milioni, però che sarebbe chimera grande immaginare alla vigilia della guerra la possibilit
Non vi era via di convenire del luogo dove il combattimento si sarebbe tenuto, perchè ciascuna delle parti lo voleva in terra dipendente della sua giurisdizione per tema di tradimento; non si volevano accettare patti gravosi da niuno dei due partiti, in caso di perdita; non si sapeva decidere nè del numero dei campioni che avrebbero combattuto, perchè molte sfide antecedenti erano pronte e precedute; nè del numero di coloro che li avrebbero accompagnati alla lizza per la sicurezza ed il mantenimento dell'ordine.
Ugo, che per sentirsi dire tali parole avrebbe voluto ritornare dalla lizza anche col petto squarciato o la testa fessa, si toccò la scalfittura, con atto così rozzo e spietato, che il padre gli domandò: Ugo, che fai? Voi mi concedete troppo onore: io ho sofferto poco e non lo merito!
Il primo che si arrestava, senza dare la replica, metteva fine alla lizza. Però costui era schernito talvolta battuto, e costretto a spulezzarsela. Non si crederebbe giammai che ricchezza di poesia e di viste ingegnose quei bardi dai piedi nudi prodigassero in quella ginnastica di scienza gaia. Ogni anno si cantava a Napoli una nuova canzone popolare.
E Gisulfo, che uomo di cuore era, l'accetta senza punto esitare, e decisero che si sarebbero battuti quella mane stessa, nello steccato della prova. Infatti montati ambedue sopra superbi cavalli e coverti di piastra e di maglia entrano nella lizza. I loro scudieri portavano lance e rotelle. I preliminari dell'abbattimento non furono lunghi.
Entrò nella lizza Baccelardo vestito di gabbano di velluto scarlatto, avendo in una mano pennoncino dello stesso colore, e dall'altra uno stocco lungo e sfilato somigliante tutto ad uno spiedo.
Quel fantastico padiglione di migliaia d’uomini si piegò verso la lizza come un corpo solo. L’aria fremeva d’applausi, nereggiava di cappelli e di berretti lanciati come ventole a piè dell’espada.
Parola Del Giorno
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