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Oh Dio!... Altre disgrazie? E l'orefice interrogò con lo sguardo Eugenio che teneva gli occhi fissi al suolo. La madre intervenne pronta. No, no, lui non c'entra. Paolo allora!... Ha da gettare dei nuovi quattrini nei suoi progetti colossali?

Allora le raccontò minutamente dove era andato a cercare l'orefice, tutti i discorsi che avevano fatto, e la promessa avuta, del massimo segreto. Non dubiti, signora duchessa. Ha da fare con un galantuomo.... come me. Oh lei!... lei!... gli disse Nora tornando a rizzarsi sulle due mani.... Lei è più di un galantuomo, e gli fece cenno di abbassarsi. Lei è il babbo!

Vedendo che il figliuolo sgranava gli occhi, ella soggiunse timidamente: Sembra... non si è ancora sicuri... magari non fosse!... E se fosse? gridò l'orefice. Se fosse rispose la madre pensa quel che faresti tu. Ha intenzione di sposarla? Di sposar la Gegia? Mettiti nei suoi panni...

La mattina si alzò prestissimo; attraversò l'altra camera in punta di piedi.... si fermò un istante, ascoltò il respiro di sua moglie, e quello del bambino. Uscì senza svegliarli, e andò difilato al caffè Carini, dove il signor Gatti si recava sempre la mattina presto, prima di aprir bottega, a bere il caffè. Era troppo presto; dovette aspettare più di un'ora: ma poi l'orefice venne.

Bisognava che anch'egli, Girolamo, ch'era il capo della casa, ringraziasse la signora. Sicuro balbettava l'orefice. Anzi.... S'era ritto in piedi, rosso, confuso, con un'aria di gatto spaurito che cerca il modo di sguisciar via.

Un sarto viene a reclamare il suo avere? Io gli ordino una mezza dozzina di brache e due o tre soprabiti, per farlo aspettare. L'orefice manda il suo conto? Il duca lo sferza della sua migliore prosa, e dimanda un monile, un braccialetto, un anello ciò che ispira confidenza al negoziante. Bisogna vederli, eh!

L'orefice, per un affare così, sul momento, non può dare più di venticinque o trentamila lire!... E da Primarole m'hanno telegrafato ancora; vogliono tutto per domani! Il signor Galli barcollò, non disse una parola. Nora si nascose il viso fra le palme con un atto di orrore, poi gli domandò, pallida, risoluta: Il Kloss.... è qui? .

Adesso la loquace signora Bardelli venne al nocciolo della questione. Se Eugenio non aveva il posto, naturalmente egli non riscuoteva neanche lo stipendio. L'orefice capì a volo. Quant'era? Una miseria. Cento lire al mese replicò la madre.

Chiudete pure rispose Girolamo Bardelli. Una signora vestita a bruno, ch'era in compagnia d'un fanciullo fra i sei e sett'anni e ritta dinanzi al banco chiacchierava confidenzialmente con l'orefice, esclamò: Diamine! È così tardi?... Vado, vado... Su, Pinotto... Eh, non c'è fretta, signora Merlini disse Bardelli.

Questo calice raccontò la signora Marianna mio marito buon'anima l'ebbe per poco a un incanto... Poteva rivenderlo per una somma venti volte maggiore, e non volle... Anche Girolamo avrebbe avuto più d'una occasione... Non lo si vende dichiarò in tono reciso l'orefice. Indi soggiunse: Perchè lo si venderebbe? La bottega è bene avviata e ci basta... Col tempo i fratelli guadagneranno anche loro...