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Io dicea fra me stesso pensando: 'Ecco la gente che perde' Ierusalemme, quando Maria nel figlio die` di becco! Parean l'occhiaie anella sanza gemme: chi nel viso de li uomini legge 'omo' ben avria quivi conosciuta l'emme. Chi crederebbe che l'odor d'un pomo si` governasse, generando brama, e quel d'un'acqua, non sappiendo como?

Io dicea fra me stesso pensando: 'Ecco la gente che perde' Ierusalemme, quando Maria nel figlio die` di becco! Parean l'occhiaie anella sanza gemme: chi nel viso de li uomini legge 'omo' ben avria quivi conosciuta l'emme. Chi crederebbe che l'odor d'un pomo si` governasse, generando brama, e quel d'un'acqua, non sappiendo como?

Non parlammo più. L'odor fresco del verde, il brillar del puro sereno, la nostra felicit

Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifa` santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo,

45 Morte avea in casa, e d'ogni tempo appese, con lor mariti, assai capre ed agnelle, onde a ed alle sue facea le spese; e dal tetto pendea più d'una pelle. La donna fe' che 'l re del grasso prese, ch'avea un gran becco intorno alle budelle, e che se n'unse dal capo alle piante, fin che l'odor cacciò ch'egli ebbe inante.

40 Nimico è costui del nostro nome, che non ci vuol, più ch'io vi dico, appresso, ch'a noi venga alcun de' nostri, come l'odor l'ammorbi del femineo sesso. Gi

Dimmi il vero. PILASTRINO. Attende qui. ORGILLA. Di grazia, dimmi il tutto. PILASTRINO. Nol saperai, se non m'attendi prima. Incomincia qui. ! ORGILLA. Mezzi i pollastri arrosti e mezzi lessi e questa carne a l'ordinario e mezzi anco i pipioni faremo arrosto e gli altri in un tegame, da far solo a l'odor levare i morti, come so fare. PILASTRINO. Iddio ti benedica.

Coloro che viaggiano tranquilli in un treno ferroviario verso Roma, non proveranno di certo mai le nostre emozioni e non sussulteranno ai nostri mesti e forti ricordi. Sul campo della gloria. Si sentiva l'odor di polvere e di corto si presentarono gli alti guai ed i furori della guerra.

Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifa` santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo,

Sai quanto in Napoli s'osserva la giustizia, e tu sei forastiero. LAMPRIDIO. Taci, vattene vattene; ecco Olimpia mia. SENNIA vecchia, OLIMPIA, LAMPRIDIO. SENNIA. O Eugenio pianto e sospirato lungo tempo! LAMPRIDIO. O Sennia madre, ché l'odor del sangue mi ti fa conoscere per madre! SENNIA. Olimpia, abbraccia il tuo fratello: come stai cosí vergognosa?