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Aggiornato: 2 maggio 2025


Triste, il sento, è questa pace, Se il bel sol d'Haiti fu; L'augel de' boschi tace, Non canta in servitù. Vero; rispose Damiano; ma l'areyto non prometteva di tacere per sempre. Il canto morr

Per contro, aveva abbandonato assai dell'antica, o forse l'aveva sepolto nel profondo. Più non toccava il maguey dal malinconico suono; meditava più, cantava più l'areyto in cui era maestra. L'ultimo era stato quello di Cahonana nell'atto di partirsi per sempre dalla sua isola natale. Bene sulle rive dell'Entella s'era provato Damiano a chiederle la grazia d'un canto nella lingua d'Itiba.

Ma ella se n'era schermita. Bambino amato, non esser cattivo; dolce signore, non esser tiranno. L'areyto era la gioia di un popolo semplice e buono, che sapeva appagarsi dei frutti della mia povera mente. La poetessa dell'areyto è morta insieme col suo popolo; perchè vuoi tu risuscitarla, se non hai forza di ritornarle in vita il suo popolo? Con altro nome rivive Anacoana; rivive per miracolo d'amore e di gratitudine. Ti ho amato, conte Fiesco, dal primo giorno che ti ho conosciuto; sarei morta coi miei poveri sudditi, amandoti e benedicendoti. Tu hai voluto ch'io vivessi, e la mia vita è diventata cosa tua, poichè tu l'avevi salvata. Tua regina, o tua serva, ogni condizione mi è buona; comandarti mi è dolce, obbedirti ancor più. Ma ti prego, una cosa non chieder da me; non chieder la voce che piacque a tanti infelici, la cui sorte è il segreto tormento dell'anima mia. La voce di Itiba è morta; ed io soffro gi

Che cosa? Prendere il suo maguey, che dorme nella sua camera, appeso all'arpione, e improvvisare un bel canto, nella dolce lingua di Haiti, come due anni fa sulla spiaggia di Cahonana! A quel ricordo si commosse Fior d'oro, e si strinse fremendo al petto di lui. Ahimè! mormorò ella. Non ricordi, Damiano, come diceva l'areyto?

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