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Aggiornato: 6 giugno 2025


Immaginate le difficolt

Immaginate le grida, i salti, le capriuole di quel popolo semplice, mentre Cristoforo Colombo, accompagnato dal cacìco e dai grandi della sua casa, andava attorno per ritrovare un luogo adatto, su cui edificare la sua fortezza di legno.

Immaginate dunque come il signor Commendatore, con tutto quel passato sulle spalle, avesse lo spirito occupato. Gli passavano davanti agli occhi i bei giorni che aveva perduti, le belle citt

Nella sua prima ascensione Maurizio aveva portato con , da previdente alpinista, il suo binocolo a tre lenti, per campagna, teatro e marina. Ma la vista di lassù era così stupenda per lontananze preziose, che quel piccolo strumento ottico non gli parve bastante. Immaginate voi se non avesse ragione, essendogli occorso di vedere l

Pronunciò questa frase lentissimamente, esaminandomi, onde giudicare dell'impressione cagionata in me. Ella sorrideva intanto, e nel suo esame sembrava mettere una certa sbadataggine.... Immaginate, Marco, come io dovevo sentirmi. Che faceste? dissimulaste?

Un bel giorno la Camera fu sciolta, e il paese ebbe la gioia delle elezioni generali. Era il redde redde rationem per l'onorevole Ariberti, che dovette andare, immaginate con che gusto, nel suo collegio, per farsi vivo cogli elettori. La marchesa aveva promesso di scrivergli, se non ogni giorno, almeno tre volte la settimana. Ma furono invece tre lettere in un mese.

Vi eravate molto animato, e non ho perduto neppur una delle vostre parole. Immaginate, madonna Caterina; rispose egli umilmente, come io sia addolorato di non aver potuto rispondere meglio alla fiducia del vostro eccelso consorte.

Non vi parlerò della lingua e dello stile. Immaginate quanto si può commettere di più avverso al gusto moderno. Tutta roba da scarto, ciarpami, ferrivecchi, anticaglia. I soliti vocaboli dei soliti dizionari, impastoiati colla sintassi più abusata; infine, la volgarit

Al signor Nicolino gli accadeva come al ferro caldo, che non divien buono se non a furia di batterlo. Immaginate dunque, mettendovi nei panni del figlio, che giubilo fu il suo quando ebbe compiuti gli studi in provincia e fu il caso di andare a Torino per la filosofia e per le leggi, a cui lo destinava suo padre. Diede allora una rifiatata di contentezza e cantò dentro di il magnificat.

Immaginate dunque la dolce commozione che messer Cristoforo Colombo provò in quel giorno e in quell’ora. La parlata della madre patria è sempre la più soave all’orecchio dell’uomo, quando egli si ritrova fuori paese. Egli accorre al suono conosciuto, come ad una festa dell’anima; ascolta giubilante, vorrebbe subito barattar parole anche lui, come se volesse provare a stesso che quell’idioma, che è senza dubbio il più bello del mondo, egli non lo ha dimenticato. E parlandolo, dopo tanti anni, in una regione lontana, egli sente in quell’idioma, in quel vernacolo natìo, un gusto, un sapore di novit

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