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Aggiornato: 20 maggio 2025


Invano i suoi ammiratori per resistere al paragone col Guicciardini hanno voluto sostenere che l'ampiezza del campo è nel Macchiavelli tanto maggiore, questi arrivando dalla decadenza dell'impero romano fino a Lorenzo il Magnifico e quegli da Lorenzo sino alla morte di Clemente VII; mentre nell'uno la lunghezza del periodo storico è piuttosto nel tempo che nelle Storie composte di pochi brani arbitrariamente staccati e tra loro cuciti con scarsi avvenimenti allineati e narrati a capriccio; e nella Storia d'Italia dell'altro se più breve il periodo è ben più vasto il campo. Gli avvenimenti sono simultanei, il loro aggruppamento più difficile, più complessa la loro logica, più molteplici le conseguenze. Mentre il Macchiavelli può sbrigliare e sbriglia la propria fantasia in episodii immaginarii o si attarda sui fatti che gli piacciono, s'abbandona a teoriche, cede ad antipatie, tace per riserbo, chiude gl'occhi per paura; il Guicciardini coll'impassibilit

Or vienne, o Franco; ed ei nel dir non stassi, Ma move innanzi le vestigia pronte, E per via dura di scoscesi sassi Sagliono lenti di Filermo il monte. Su l'erto giogo con distorti passi Vite s'inalza, ed adombrava un fonte Qual di cristal; ma per l'alpestra riva Oscura a gl'occhi altrui grotta s'apriva.

O dolce il veder mio s'eternamente gli occhi affisassi dentro a tuoi begl'occhi, e tu gli occhi affisassi a gl'occhi miei: o dolce udir, se 'l suon dolce e soave sonasse eterno dentro a le mie orecchie, dentro al cor penetrando, e dentr'a l'alma. O dolci i miei pensier, se al mio desire s'unisse il tuo desir con tanto affetto che fosse una la mia con la tua voglia.

Parola Del Giorno

imbrattato

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