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Aggiornato: 28 maggio 2025
Tutti e due furono ammessi a dire le proprie ragioni: gl'interpreti traducevano rapidamente.
Gl'interpreti ci spiegarono che voleva dire: alla mia amante che è bella come se fosse dipinta; cosa strana per gente che non solo ha in orrore la pittura di figura, ma non ne ha neppure un'idea chiara. I due ragazzi fecero una carica insieme gridando: Largo ai fratelli! e spararono in terra curvando la testa fin quasi a toccare la sella.
65 Con questi ed altri più efficaci detti fece Sobrin sì che 'l partito ottenne; e gl'interpreti fur quel giorno eletti, e quel dì a Carlo l'imbasciata venne. Carlo ch'avea tanti guerrier perfetti, vinta per sé quella battaglia tenne, di cui l'impresa al buon Rinaldo diede, in ch'avea, dopo Orlando, maggior fede.
Si slanciavano alla carica a due, a dieci insieme, a uno a uno, in fondo alla valle, sulle colline, davanti e ai fianchi della carovana, nella direzione del nostro cammino e in direzione contraria, sparando e urlando senza posa. In pochi minuti la valle fu piena di fumo e d'odor di polvere come un campo di battaglia. Da ogni parte turbinavano cavalli, lampeggiavano fucili, sventolavano caic, svolazzavano cappe, ondeggiavano caffettani rossi, gialli, verdi, azzurri, ranciati; scintillavano sciabole e pugnali. Ci passavano accanto ad uno ad uno, come fantasmi alati, vecchi, giovanetti, uomini di forme colossali, figure strane e terribili, ritti sulle staffe, colla testa alta, coi capelli al vento, col fucile disteso; e ognuno, sparando, lanciava un grido selvaggio che gl'interpreti ci traducevano. Guai a te! Madre mia! In nome di Dio! T'uccido! Sei morto! Son vendicato! Altri dedicavano il loro colpo a qualcuno. Al mio padrone! Al mio cavallo! Ai miei morti! Alla mia amante! Sparavano in alto, in terra, indietro, chinandosi e rovesciandosi come se fossero legati alle selle. Ad alcuni cadeva in terra il caic o il turbante; tornavano indietro di carriera, e lo raccoglievano, passando, colla punta del fucile. Parecchi roteavano l'arma al di sopra del capo, la buttavano in aria e la riafferravano con una mano. Eran gesti convulsi, atteggiamenti temerari, urli e sguardi di gente inebbriata che rischiasse la vita con una gioia furiosa. Molti slanciavano il cavallo come se si volessero uccidere; volavano, sparivano e non tornavano che lungo tempo dopo colla faccia stravolta e pallida di chi ha visto in faccia la morte. I più dei cavalli grondavano sangue dal ventre; i cavalieri avevano i piedi, le staffe, l'estremit
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