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Aggiornato: 3 giugno 2025


Mentre il capitano Fiesco parlava così, disponendosi ad aprire la lettera, messer Filippino faceva riverenza alle dame.

E dire che era stato lui, Filippino, a metter gli occhi sul capitano delle Indie, per la commissione di Pisa; lui a muoversi per Chiavari e andarlo a cercare in Gioiosa Guardia, per condurlo davanti all'eccelso Gian Aloise! E dire che di quella impresa si era tanto lodato in cuor suo!

No, non di passaggio, vengo appunto per voi; rispose Filippino, arrossendo un poco. Del resto, è sempre piacevole capitare a Gioiosa Guardia, che è tanto ospitale e benevola. Sapete bene che quante volte ho da passare di qua, non mi lascio sfuggir l'occasione di riverir le dame e di stringer la mano a Voi. Questa volta sono ambasciatore, o messaggero, o cavallante, come vorrete chiamarmi.

Io intendevo parlare del comandante vero, di quello che fa tutto in casa nostra. Non è questi il Roccabertino? E chi è il Roccabertino? non è forse un Aragonese? Ed io ho per luogotenente un Catalano. La differenza è qui tutta. L'argomento non ammetteva risposta; e messer Filippino potè anche pensare che ognuno in casa sua si governa a suo modo.

Prima che il capitano Fiesco fosse in fondo alla sala, compariva messer Filippino sull'uscio; Filippino il bello; Filippino il biondo, come lo diceva spesso e volentieri il padrone di casa. Un bel giovane infatti, e d'un bel biondo di stoppa, come la natura benigna ne dispensa qualche volta alla umanit

Era capitato tra gli altri messer Filippino. Il giovanotto s'era coperto di gloria in una fazione presso la Spezia, combattendo contro le forze dei commissarii mandati dal governo popolare a sommuovere la riviera di Levante. Carico di allori, non aveva saputo resistere alla tentazione di fare una visita alla Gioiosa Guardia.

Piuttosto, soggiunse Filippino con grazia, l'ho ancora qua nella gola, e gradirò che mi diate da bere. Allora, faccia Polidamante l'ufficio suo, e Voi siate contento a modo vostro. All'ospite non bisogna dar noia, per desiderio di mettergli la casa sulle spalle; conchiuse saviamente messer Bartolomeo.

E ancora dovrò ringraziarlo, il mio eccelso parente, che ha mandato te per messaggero, e non il suo Filippino. Filippino?... balbettò il Passano, che non vedeva la ragione dell'essere messo in paragone con quel pezzo grosso.

Ma anche a ragionare d'inezie c'è il modo di andar nel sublime, o almeno di rasentarlo, con un buon lavoro d'occhiate compassionevoli, tremiti di voce e soavi inflessioni d'accento. Ora in quest'arte Filippino era passato maestro.

Benissimo, rispose il Passano, e in via per la Spagna. Per la Spagna! ripetè Filippino, stupito. Il mio caro cugino, che non si voleva più muovere.... per nessuna ragione!... Eh, capirete, messere; quando si trattava di andar solo. Ma ora va accompagnato. Accompagnato! ripetè Filippino, sgranando gli occhi, e impallidendo un pochino.

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