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Annunciai anche il mio proposito di partire fra due o tre giorni per l'Italia onde dar sesto alle mie faccende nella previsione di un'assenza più lunga. Scrissi così, ma per essere interamente sincero avrei dovuto anche dire che se indugiavo due o tre giorni a lasciare Eichstätt, era per attendere il ritorno di Luise, e non soltanto per esprimerle la mia gratitudine!

Avevamo a fronte le ripide salite ombrose del Bahnhofswald. Mi parve che miss Yves faticasse molto. Il suo fidanzato le parlava e le parlava, tutto premuroso e umile; si capiva che ringraziava, si scusava, che sospirava una parola affettuosa. Ho davanti a me, in questo momento, alcune foglioline secche, alcuni anneriti fiori di Waldmeister del bosco di Eichstätt.

Il nome non mi era nuovo; mi sembrava averlo letto il giorno prima sulla fronte di una stazione solitaria fra colli e boschi, e fors'anche udito dai miei amici di Monaco. Uscii nella strada assai soddisfatto di questo primo raggio di luce. Pioveva ancora, nessuna finestra della casa Yves si era aperta. Pensai di ritornare all'albergo e di cercare Eichstätt nel mio Baedeker.

Tutti si sorpresero che uno straniero desiderasse vedere Eichstätt, un paese, secondo il Topler, tanto deserto e triste che persino l'Altmühl, il fiume, ci veniva a malincuore e il più lentamente possibile. Forse lo disse per pungere le signore, che infatti protestarono vivacemente. M'accadde di nominare que' miei conoscenti di Monaco dai quali avevo appresa l'esistenza di Eichstätt.

Quindi si parlò di musica, di Eichstätt, di Eugenio Beauharnais, di Re Luigi, di tutto, tranne di quanto avevamo in cuore. A un tratto Topler mi domandò se contavo restare qualche tempo a Eichstätt. Parto domani sera risposi. Non replicò verbo, e ricordo che poi si parlò della signorina Luise.

M'affrettai a dirgli ch'era venuto il momento di fargli sapere perchè fossi ad Eichstätt. La sua fronte si spianò. Come si celasse nell'anima sua calda e franca una segreta punta di avarizia, non lo so, ma vi era; e certe tracce del sole e della terra sul suo abito nero non erano, lo seppi di poi, interamente effetto di trascuratezza artistica o filosofica.

Ne estrassi a stento che la casa vicina apparteneva ai fratelli Yves; che gli Yves erano celibi e tenevano presso di una nipote, la quale doveva sposarsi presto ad un tale professore Topler; che il professore Topler aveva vissuto parecchi anni a Norimberga ed insegnava attualmente nel ginnasio di Eichstätt.

Non ho più riveduta Luise, che lasciò Eichstätt da un pezzo; non so che sia di lei presentemente e non spero rivederla mai più se non l

Verso sera uscii nuovamente e combinai il dottor Topler che veniva appunto ad annunziarmi il felice arrivo di miss Yves, la cui indisposizione era stata di breve durata. Mi domandò se mi trovassi bene all'Aquila Nera e mi propose di accompagnarlo a casa sua. Lei mi piace molto, signor poeta diss'egli ex abrupto. Cosa diavolo è venuto a fare ad Eichstätt? Come? soggiunse, vedendomi esitare.

Silenzio e oblio si trovano anche ad Eichstätt osservò il dottor Topler e adesso vi si trova pure un orribile ponte di ferro, forse come quelli che avete fatto a Venezia. Non ci sono più Alpi con questa civilt