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Aggiornato: 19 giugno 2025


Più di cento produzioni drammatiche che (e dico poco) scesero dalle Alpi in questo breve periodo di tempo a fanatizzare le nostre platee. Per tutte ebbi parole di ammirazione entusiastica; e questa ammirazione, più che un risultato della analisi, era il riflesso delle impressioni immediate. Ma ciò non ha impedito che in ogni mia rassegna teatrale io mi sia permesso di ripetere il sempre applaudito ritornello delle melensaggini e delle mostruosit

Le tre riviste drammatiche che ho potuto raccogliere, furono tutte pubblicate nel Politecnico tra il 1866 e il 67, e studiano parecchie opere del teatro di prosa, quasi tutte francesi, d'italiane non esaminando che la Marianna di Paolo Ferrari e un dramma storico, Il ministro Prina, di Giovanni Biffi, oggi dimenticatissimo insieme col nome del suo autore, nonostante le lodi prodigategli dal nostro critico.

Per condurle sul palcoscenico, l'Ibsen non bada alle forme drammatiche usate altrove.

Le Cronache drammatiche, apparse ieri l'altro, somigliano al Moschettiere e alle Vespe in questo soltanto: saranno un opuscolo settimanale scritto tutto da Edoardo Boutet e si occuperanno unicamente di cose riguardanti il teatro. Arrivano in buon punto.

Oggi, l'interesse non è scevro di un senso di scetticismo, effetto delle delusioni seguite alle illusioni eccessive. Ma bisogna dire che noi, da schietti meridionali, da latini, siamo trascorsi dall'eccesso delle speranze all'eccesso della sfiducia: e se le Cronache drammatiche riusciranno a mettere le cose in equilibrio, faranno opera degna di grandissima lode.

Tutto il giorno era sempre a macchinare della diva colla sarta: una buona signora non più giovane, magra, pulitissima, che aveva sempre l'onore di servire le artiste drammatiche, le cantanti, le ballerine e le cavallerizze che capitavano sulla piazza, accomodando i vestiti per la scena, stirando la biancheria, portando, all'occorrenza, anche qualche monile al Pietoso e non rifiutandosi a nessun servizio, anche più delicato, pur di guadagnarsi tanto, diceva lei, da campare onestamente.

Tradotto in parole più semplici e più chiare, questo significa: Vi sono opere d'arte sbagliate, dove il concetto non è riuscito ad assumere la forma che gli spettava. Le opere drammatiche dell'Ibsen sono di questa categoria. Nella rappresentazione di esse si deve quindi badare più al pensiero che alla forma... In che modo, io sarei curiosissimo di apprenderlo dallo stesso Zacconi.

Leone Faucher è certamente un testimonio degno di fede, economista prima di essere letterato, ed uno di quelli che non scrivono pel piacere di commuovere il lettore per mezzo di situazioni drammatiche, oppure con frasi sonore e periodi rimbombanti.

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