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Aggiornato: 30 aprile 2025
Vito e donn'Amalia al cantone del vico a sinistra, parlano sottovoce. I garzoni lavorano nella tintoria. Rafele lava qualcosa nella tinozza, davanti alla tintoria stessa. Don Marco davanti alla bottega sua, seduto, accorda una chitarra. Rabbiele il ciabattino lavora. Una lucerna è sul banchetto e attorno alla lucerna è una carta verde che fa da paralume. Rafele, curvo sulla tinozza zufola.
Ah, Giesù Cristo mio! (Si sberretta. Tutti gli uomini si sberrettano. Le donne fanno gruppo. Gente alle finestre. Quelle della mala casa si schiudono e qualche figura appare disotto le persiane) Io a vuie mm'arraccumanno!... (Cade lentamente in ginocchio. A uno a uno tutti si piegano o s'inginocchiano. Appare, in questo, dal vicolo a destra, donn'Amalia, s'arresta, sorpresa, e ascolta) Io a te mm'arraccumanno cull'anema e c' 'o cuorpo! Tu mm'aie da scanz
Butta nella strada i quattro soldi avvolti in un pezzetto di carta. Si ode ancora romoreggiare, nel vicolo, la folla. Marco, Annetiello e Rafele entrano nel «Banco del Lotto». La tela. La casa di donn'Amalia; un basso. Di fronte allo spettatore una vetrata che si chiude di dentro. A destra della vetrata, nell'interno del basso, è un «comò» sul quale è una campana di vetro.
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