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Aggiornato: 12 settembre 2025
Se ci riesce disse egli quando furono presso al fiumicello se ci riesce, compero un paio di stivali. Ne berremo di botti! vero, Domenico? Ma Domenico tacque. Più serio, costui non si era permesso di ubbriacarsi. Guidò il suo compagno nell'oscurit
Don Paolo Seccia girava in torno al quadrilatero del biliardo, con passi misurati per favorire la digestione. Don Domenico Oliva entrò con tale impeto che tutti si voltarono verso di lui, tranne il dottore Panzoni il quale rimase tra le braccia del sonno.
Ben presto dunque s'acconciarono col nuovo locatore, il quale, a mero riguardo del signor Domenico, si tenne contento, per il fitto, di cencinquanta lire all'anno.
Ebbene! dimandò Don Domenico, quando la sua Ebe in grembiule si fu ritirata. Ebbene, io ho seguito il vostro consiglio, disse Don Diego. Ho mandato mia sorella a confessarsi dal P. Piombini. Ah! alla buon'ora. Cominciate a divenir ragionevole. Ed allora? Codesto gesuita è un miserabile. Hum! eccoci li ancora. Un miserabile! Cosa ha egli fatto insomma? Don Diego raccontò la confessione di Bambina.
Giù sulla piazzetta il sor Domenico invitava tutti a salire e a un tratto la scala fu guernita di persone di ogni ceto che parevano impazienti di mettersi a tavola, e sulla piazza non rimasero altro che alcune donne, due coppie di guardie di pubblica sicurezza addossate al muro e due carabinieri, che camminavano pesantemente in su e in giù senza scambiar parola fra di loro.
Don Domenico volse le spalle al provinciale e rientrò nel salone dove i suoi amici l'attendevano per giuocare una partita di mediatore una specie di whist bastardo che si giuoca nel napolitano. Don Diego andò a passeggiare alla sponda del mare, la testa piena di pensieri, il cuore pieno di dubbi. Quella conversazione cinica apriva innanzi ai suoi occhi un nuovo orizzonte.
Riposerò e poscia continuerò la via da solo. Precedimi. Domenico crollò il capo. Sei un asino. Bevi troppo vino soggiunse. E via sempre, finchè il rumore de' suoi passi fu sopito dalla pioggia precipitosa.
E quando ne intese il nome: Non ho parenti di questo nome, brontolò; non mi seccate. Pure.... arrischiò lo scrivano. Non mi seccate, ripetè lo stizzoso vecchio. Ma in quella, venute innanzi le due donne, s'udì la voce della signora Teresa: Scusi, signor Domenico, scusi un poco, se mi fo cuore di venire così; ma spero che tra parenti....
E, rimasto solo nella stanza, si dette a saltare, a batter le mani, a divincolarsi come un ossesso. Dacchè era al mondo, non avea mai provato simile gioia. Sapeva di aver una figlia, sapeva ove essa era, chi gliel'aveva rubata: ne sapeva ben più di Cristina, di Domenico, della principessa.
Eh! ora, a casa non ci torno più, dice la ragazzetta all'orecchio della vicina.... E poi, infin dei conti.... il signor Domenico i biglietti li ha dati a me.... Sono io che stamattina glieli ho chiesti.... a nome della mamma.
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