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Aggiornato: 23 giugno 2025
Gia` era l'angel dietro a noi rimaso, l'angel che n'avea volti al sesto giro, avendomi dal viso un colpo raso; e quei c'hanno a giustizia lor disiro detto n'avea beati, e le sue voci con 'sitiunt', sanz'altro, cio` forniro. E io piu` lieve che per l'altre foci m'andava, si` che sanz'alcun labore seguiva in su` li spiriti veloci;
comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s’inzaffira. «Io sono amore angelico, che giro l’alta letizia che spira del ventre che fu albergo del nostro disiro; e girerommi, donna del ciel, mentre che seguirai tuo figlio, e farai dia più la spera suprema perché lì entre».
Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi sù nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi sù levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da sé li etterni rai. Da quella regïon che più sù tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,
Diffuso era per li occhi e per le gene di benigna letizia, in atto pio quale a tenero padre si convene. E <<Ov'e` ella?>>, subito diss'io. Ond'elli: <<A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi su` nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro>>.
Diffuso era per li occhi e per le gene di benigna letizia, in atto pio quale a tenero padre si convene. E <<Ov'e` ella?>>, subito diss'io. Ond'elli: <<A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi su` nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro>>.
Ben puoi tu dire: <<I' ho fermo 'l disiro si` a colui che volle viver solo e che per salti fu tratto al martiro, ch'io non conosco il pescator ne' Polo>>. Paradiso: Canto XIX Parea dinanzi a me con l'ali aperte la bella image che nel dolce frui liete facevan l'anime conserte; parea ciascuna rubinetto in cui raggio di sole ardesse si` acceso, che ne' miei occhi rifrangesse lui.
Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi sù nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi sù levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da sé li etterni rai. Da quella regïon che più sù tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,
comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel piu` chiaro s'inzaffira. <<Io sono amore angelico, che giro l'alta letizia che spira del ventre che fu albergo del nostro disiro; e girerommi, donna del ciel, mentre che seguirai tuo figlio, e farai dia piu` la spera suprema perche' li` entre>>.
comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s’inzaffira. «Io sono amore angelico, che giro l’alta letizia che spira del ventre che fu albergo del nostro disiro; e girerommi, donna del ciel, mentre che seguirai tuo figlio, e farai dia più la spera suprema perché lì entre».
e dentro a quei che più innanzi appariro sonava ‘Osanna’ sì, che unque poi di rïudir non fui sanza disiro. Indi si fece l’un più presso a noi e solo incominciò: «Tutti sem presti al tuo piacer, perché di noi ti gioi.
Parola Del Giorno
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