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AP. Ritorneremo, imperocchè io sono satisfatto. DIC. Credi tu queste cose? AP. Credole. DIC. Per vere, o per burle?

DIC. Può stare in cotal guisa: acciocchè la infinita bont

DIC. Bisogna replicare, non pure in presenza di due o tre testimonj, ma di molti: e poi anco di tutto il popolo, se tu vuoi scampare il martoro, a che ti condannano le leggi. M'hai promesso di fare tutto quello che io ti comanderò, ed io per questo t'ho promesso non ti mettere nelle mani del Potest

DIC. Se piace così a voi, io la contenterò, però che se noi indugiamo a domane, ella dir

AP. Biasimi tu forse, Dicaste, con questa tua figura retorica, L'eleganza del parlare nel verso, o nella prosa? DIC. Niente.

AP. Dio vi salvi. DIC. Che c'è di nuovo Apistio? AP. Noi desideriamo d'intendere le nuove da te, conciossiachè Fronimo qui ed io siamo venuti qua per udire insieme con esso teco la Strega delle cose che si fanno nell'altro mondo, se te ne contenti però. STREGA. Ohimè!

DIC. Io ti metterò innanzi esempj d'un'altra cosa, che non si contenga nella scrittura sacra. Credi tu che le navi possino uscire dalle Gadi, e dal porto d'Ulisbona, citt

DIC. Che cosa? FR. Una storia approvata con molti testimonj, a petto a cui non se ne possa mettere un'altra di maggiore o di pari autorit

DIC. Io sarò da essere messo nel numero di loro? che son certo così aver fatto Giovan Crisostomo, Basilio, tre Gregorj, e in greco Girolamo, Cipriano, Ambrosio, e altri Latini. AP. Non scrisseno anco versi?