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Aggiornato: 30 aprile 2025
Antonio si fermò dinanzi ad un modesto caffè nella contrada del Broletto, vi fece udire due suonate, e poscia entrò a fare la questua. Bisogna che io noti che il pover uomo suonava assai male, ad onta della sua presunzione e dei suggerimenti datigli dal proprietario dello strumento. Fosse il braccio intirizzito dal freddo, o partecipe dell'interna convulsione, il fatto sta che il manubrio andava celere e lento tutt'insieme, e produceva una tiritera di suoni affatto incomposti. E così era accaduto in tutti i luoghi dove aveva fino allora fatto posta. Nessuno però badava a quell'inconveniente, e chi era ben disposto gli dava tant'e tanto il suo obolo. Anzi vi furono alcuni che glielo diedero appunto per aver badato a quell'inconveniente; senza di che non si sarebbero incomodati. Costoro nel metter mano alla borsa dissero ciascuno alla sua volta: Pigliate, ma col patto di non suonare più oltre. Gente burlona, o dotata di un'estrema irritabilit
La fantasia del Macchiavelli, così facile ad accendersi pel fuoco dell'interna passione, s'infiammò: in poco tempo come sotto gli occhi del duca interruppe i Discorsi e scrisse il Principe. Nemmeno questo è un trattato, ma una biografia di lui, spesso sottintesa, frequentemente raccontata a brani, richiamata con esempi, narrata e costrutta con osservazioni e massime riassunte dalla sua opera e dalla sua vita. Lo stile di una trasparenza di cristallo è squillante e tagliente. I due sogni di Macchiavelli, il grand'uomo e il grande Stato si fondono nel Principe, ma egli vi coopera, ne è la mente che spiega l'opera fatale del temperamento. Il duca Valentino è l'inconscio, Macchiavelli la coscienza. Nessun dubbio lo turba, è sicuro di sè stesso: agisce nella realt
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