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Aggiornato: 19 maggio 2025
L’innamorato non era il cavalier servente. Quello era un infelice che trascinava la catena d’una passione ardente; questo, felice, perchè alieno da gelosie, sospetti, guai: distinzione fondamentale, fatta da un testimonio del cicisbeismo. Una cicalata di Fr. Sampolo è la più sottile psicologia del Cavaler serventi. Non conosciamo in proposito studio intimo più fine, come della voce cicisbeo non conosciamo etimologia più sicura di quella data da un vocabolarista siciliano d’allora⁴¹⁴. Solo il cavalier servente, secondo il Sampolo, gustava i più deliziosi piaceri, veri o fittizî che fossero. Preferibile l’amore senza amaro, com’era il suo. La dama ed il cavaliere godevano d’una felicit
Con questa vita e con queste abitudini è facile comprendere come potesse nella Capitale farsi strada il cicisbeismo, che tra le cattive fu la peggiore delle mode. Brydone, quelle sfere le conobbe in Palermo, e trovò «generale anzi che no» la istituzione.
Con un’analisi così delicata del cuore del cicisbeo, noi possiamo lasciare lo spinoso tema; tanto il cicisbeismo in Sicilia fu assai più temperato che in altre regioni d’Italia⁴¹⁶, e se si protrasse anche fino ai primi del sec. XIX esso non fu se non l’ombra di se stesso. Heinrich Westphal, che si volle nascondere sotto il pseudonimo di Tommasini, parlando del nostro Cassaro, potè nel 1822 vedere soltanto questo: che «nelle botteghe di galanteria entrano donne elegantemente vestite, coi loro cicisbei o cavalier serventi, occupate a passare a rassegna le novit
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