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Aggiornato: 29 giugno 2025
Ma il censore non capì intanto che era l'Austria la rea progenie, Cui fu prodezza il numero, Cui fu ragion l'offesa, E dritto il sangue, e gloria Il non aver piet
Oh! ma le tue facezie mi hanno fatto dimenticare un caso: sai tu che possiamo dirci proprio fortunati, fortunatissimi? indovina un po'? il bravo nostro collega Catone il censore è salito al posto di proconsole. Il popolo ce l'ha messo, e possiamo dire che siamo al punto beato di fare quello che ci piace.
I Franchi, ossia i Francesi, arrivano contro i Longobardi, ossia contro i Tedeschi di Lombardia, contro gli Austriaci; ma, invece di liberare, portano in Italia una nuova tirannide, la tirannide napoleonica; e il censore si contenta che l'ultima strofa del Coro manzoniano dica così: Il forte si mesce col vinto nemico, Col novo signore rimane l'antico; L'un popolo e l'altro sul collo vi sta.
Ma, senza poterci offrire un testo latino che risponda in tutto alle Chiose volgari, e i due testi son molto dissimili, salvo in qualche chiosa che hanno a comune, il censore si dette a rifrustare nel commento volgare i latinismi e, sin il vocabolo leno gli sa di latino e non gli sovviene che leno significa arrendevole e in questo senso non solo spesso si trova nelle scritture del trecento, ma e' corre pur oggi, qual moneta di buon conio, nella lingua parlata.
Aggiunge l'Urfè non essere costume del Gran Signore de' Turchi l'entrare in battaglia, salvo il caso che v'abbia pericolo d'una grande sconfitta; e che perciò non doveva il Poeta far combattere Ottomano in uno scontro, dove non era periglio sì grande. Parmi che il censore sia troppo severo: a' poeti si debbono dare consigli e precetti, non porre le pastoje.
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