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Tutti eravamo in borghese, meno qualche rara camicia rossa, e giunti a Cantalupo in una giornata di gran sole, vi trovammo un drappello di cavalleria regolare, che ci avvertì essere scaglionato a Corese un reggimento di granatieri per vietarci il valico di confine.

Montati in sella, uscimmo, nelle ore pomeridiane, di Bojano, la quale si sviluppa in lunga riga alla radice d'un monte dirupato, a dieci miglia da Campobasso, a venti da Isernia, e forma il vertice dell'angolo ottuso descritto dalla strada consolare. Mirando ad Isernia, Bojano costituiva la nostra base naturale d'operazione. Guadato il fiume Tiferno che le scorre dappresso, movemmo su Cantalupo, piccola borgata a ridosso d'una ridente collina, un po' a sinistra della consolare. Giratala con una compagnia, la investimmo di dietro e di fronte al passo di corsa e vi snidammo uno sciame di cafoni insorti, i quali ricoverarono velocissimi sovra più alto monte da tergo, sulle cui sommit

Riguadagnata la vetta e travagliato dai nemici postati in luoghi inaccessibili, destreggiossi, con avvedute e ardite evoluzioni e con felici scaramuccie, la notte e il mattino fra boscaglie e valloni e rupi, conducendo due terzi della brava coorte alla stanza sicura di Cantalupo. Alle due Nullo rassegnò la riaccozzata colonna sulla piazza di Bojano.

Da Cantalupo a Pettorano apresi, solcata dalla consolare, una gola ripidissima e alpestre di ben tredici miglia, convergente sino a Castelpetroso e quasi parallela sino a Pettorano. Poi essa spandesi in dolce vallata ove giace Isernia, che si vede e si domina da Pettorano.

Nondimeno sino a Cantalupo sovrastava il pericolo d'un'imboscata, e benchè si progredisse in sull'avviso, estimavamo oggimai un gingillo qualunque sbaraglio. Ma la consolazione d'avere campata prodigiosamente la vita in tanto frangente ci amareggiavano il ricordarci degli amici trucidati, l'ignota fine dei rimanenti e la scena nuova per noi della sconfitta. Contristati dalla piet

Traversassimo un fiume de rapina, Lassassimo la strada, e traversata 'Na macchia, se sboccò su 'na spianata E venissimo in giù pe' la Sabina. Dove che dietro a noi c'era pe' scorta N'onibussetto tutto sganghenato, Dov'uno ce montava un po' pe' vorta. Pe' strada er celo ce se fece cupo, E venne l'acqua che nun ci ha lassato, Finché non semo entrati a Cantalupo.