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Aggiornato: 4 giugno 2025
Eh, infatti, soggiunse Anselmo Campora, sappiamo che la ci ha poi sposato il suo conte di Cascherano, Ma ciò non toglie.... che anzi! Eh, l'ho detto ancor io, da principio, quando non sapevo niente dei loro segreti e pensavo che le malinconie di Giacomo gli venissero tutte dal padre. Ma egli sembra che non fosse proprio così.
La colonnetta di marmo che partiva la finestra si ruppe, mandando i frantumi e le scheggie per tutta la camera, e in men che non si dice piombò sulla tavola un regalo di Anselmo Campora, fracassando il vasellame e mandando ogni cosa sossopra. Parecchi dei commensali balzarono in piedi dallo spavento, e taluno di essi con qualche ammaccatura per giunta.
Il vento, che scendeva impetuoso dalle gole dei monti, cogliendo di fianco i notturni viandanti, non consentiva loro di correre così spediti come avrebbe desiderato messer Pietro; il quale venia dietro alle schiere, col Campora a lato, e tutto chiuso nel suo mantello, per non dar nell'occhio ai soldati, che dovevano vederlo soltanto ove ciò fosse stato mestieri.
Andiamo dunque; soggiunse il Campora, Messer Pietro sentir
Non c'era che una camera, ma questa abbastanza capace. Tutto intorno fiaschi e stoviglie, una rozza panca ed una rozza tavola, dinotavano che Anselmo Campora non si raccoglieva in quel suo romitaggio per recitar paternostri.
Quel lieto giorno il marchese Galeotto lo celebrò da par suo, col matrimonio di madonna Nicolosina, Le nozze, durando l'assedio, avrebbero dovuto farsi, malgrado l'animoso proposito della giovinetta, nella piccola chiesa di san Giorgio, che era nel recinto di castel Gavone, e per fermo sarebbero riuscite dimesse e malinconiche oltre ogni dire, senz'altra musica che quella eterna e fastidiosa di Anselmo Campora.
Ah sì, ora mi ricordo; ripigliò il Campora; «fermatevi all'Altino, c'è buona l'accoglienza e meglio il vino». E dimmi, per caso, non ne avresti portato un fiasco di quel buono? E' sarebbe proprio la man di Dio. Gli è tutto andato, messere; disse il Maso con aria contrita. Ci avete conciati davvero per le feste.
Sareste per caso venuto a chiedere che io mi ripigli ciò che vi ho detto? Amerei meglio farvi dire dell'altro da quella bella milanese, che non avete voluto saggiare, nè dalla punta nè dal manico, all'osteria dell'Altino. Così dicendo, Anselmo Campora accennava il suo spadone, che pendeva dalla parete al posto della libbia pasquale.
Non dubitate, gridò il Maso, correndogli sull'orme, è un uomo morto. I soldati del Campora e di Giovanni di Trezzo ebbero allora uno spettacolo di corsa, che nel Circo massimo, ai giuochi gladiatorii, non ebbe l'uguale il più famoso popolo della terra, Il Sangonetto, veduto andargli a male la sua ultima speranza, s'era dato a fuggire, e volava via come il vento.
Con queste celie amichevoli, Anselmo Campora si era mosso di l
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