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Aggiornato: 22 maggio 2025


Ben lo disse l'ottimo filosofo morale francese, osservatore profondo, Giovanni La Bruyère, ne' suoi Caratteri: che chi pretende di por argine agli abusi del corrotto vizioso costume, dilatati, impossessati, inveterati sopra le popolazioni, non fa che come colui che fruga in una cloaca per iscemare il puzzo: altro non fa che innalzare piú violento e piú insoffribile il fetore.

Noi vogliamo tenere invece l'atteggiamento contrario: vogliamo piuttosto che annichilire il nostro applauso colla nostra critica, annichilire la nostra critica col nostro applauso. Una verissima frase di La Bruyère ci incoraggia a ciò: le plaisir de critiquer nous empêche d'être touchés des belles choses.

La Bruyère, il maestro di coloro che osservano, il critico de' critici, il grande scrutatore degli uomini, notò questo pensiero, questo avvertimento.

Ogni giorno, spesso più volte in uno stesso giorno, Ernesta faceva la lettura; era una festa pel cieco, il quale indicava i libri come sapeva meglio, generalmente per via di esclusione. Questo no, quello nemmeno li aveva letti tutti; infine i soli volumi che non avesse letto erano i Saggi del Montaigne, le Confessioni di Sant'Agostino, le Prose del Leopardi ed i Caratteri del La Bruyere, capitati non si sa come fra il Visconte di Faublas, il Linguaggio dei Fiori ed i romanzi di Paul de Kock. Ernesta leggeva bene, senza solennit

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