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Aggiornato: 12 maggio 2025


Così, camminando per queste libere strade, ove incontro fiori che mi profumano e pensieri che in me nascendo allietano il mio nascosto iddio, sento fra tutte le cose, fra tutti gli esseri viventi, e ne’ meandri stessi della materia unica fluire questo impetuoso torrente di gioia, che solleva ogni umile vita e con ebbrezza la confonde nel miracolo della universale fecondit

Ugo, non trovandosi per un momento Imilda al fianco, provò d'amarla doppiamente. O mia donna! proruppe: La mia grande sventura è la mia ventura! , se gli uomini mi condannarono alla fuga, alla solitudine, all'esiglio, la mia stella mi concesse la ferma, la piena, l'unica vita dell'affetto! Come ho amato! Come amo! Laggiù in mezzo agli uomini, all'armi, alla potenza, avrei provato tutto lo squallore del deserto! Trista era l'anima mia più che l'avello dei morti! Volevo vivere e morivo, volevo morire e vivevo! L'odio e l'amore!... In poco tempo s'era squassata l'anima mia.... Quassù ho dimenticato i miei nemici, i miei più fieri, Oldrado e Guidinga, il mio fìerissimo Ugo ho dimenticato, e sono Silverio.... O mia donna! Che cos'è Dio? l'anima? il bene? Io non so: so che tu sei il mio Dio, l'anima mia, il mio bene! Tu il mio riposo!... Vieni, ch'io ti voglio: e con un ardentissimo bacio voglio sul tuo cuore suggellare le care speranze che ti allietano questi dirupi dell'esiglio!... Quando in me vedi il boscaiuolo, eccomi pronto a sfidare la valanga, fosse pure per coglierti un solo filo d'erba che ami: quando in me ricordi e compiangi e susciti il cavaliere, eccomi, armato come vedesti, audace senza l'elmo, insignito di sproni d'oro, tremendo figlio d'una traditrice e di un tradito, non quale fui, meschino in confronto alla tempesta che mi ruggeva in petto, ma quale avrei voluto essere, eccomi.... come un paggio a' tuoi piedi.... e tu comanda! Tu non comandi mai, Imilda! Tu desideri, tu guardi, tu baci.... Tu mi hai donato una bimba.... O fanciullina mia, non sai come si chiami tuo babbo? Silverio? Ugo? Si chiama felice: e ti basti. E qual vita ebbe? Nessuno mai te lo racconter

Pei campi fino all'ultimo Orizzonte scorrea lo sguardo anelo, Dove in azzurra linea Si confondono insiem la terra e il cielo... Or quegli anni fuggirono; Serena luce, ahimè perduta, addio! Nella più fitta tenebra S'è rinchiuso, per sempre, il guardo mio. Se me più non allietano I rai del , sovra il mio triste fato Non versate una lagrima: Gioje novelle ora gustar m'è dato.

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