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E, paragonando le valute dal tempo di Luigi decimoprimo, che fu appunto cento anni avanti, che l'aveva valutata lire 118, fino al tempo d'Enrico terzo suddetto, che valsero lire 222, sono 88 per cento d'alzamento delle monete o sia abbassamento delle lire immaginarie.

si dolsero tampoco le soldatesche, se non quando, men d'un anno dipoi, cominciarono le nuove monete col proprio rossore a confessare il loro mancamento, e tutt'a un tempo vedersi il regno esausto quasi del tutto d'ogni altra moneta buona, mercé che, non accettata la nuova moneta dagli esteri se non per quanto valeva, che era appunto la metá di quanto in Polonia era valutata, chi aveva a portar soldi fuori di Polonia, cercava ongari, taleri e urti vecchi, che perciò quasi tutti fuori di regno erano ormai passati; anzi que' pochi ch'erano restati, chi ne aveva bisogno, li pagava molto piú del primo valore.

Onde, se tanto vagliono 500 caratti di fino argento, una marca d'argento fino, ch'è caratti 1152, vien valutata in detta moneta soldi veneti 1769 e mezzo in circa.

La mistura metallica che servì allo stampo di tali monete, coniate sotto il doge Antonio Priuli, che regnò dal 1618 al 1623, è di poco superiore nel fino a quella che il doge medesimo impiegò nella fabbrica de' soldoni, valutata a k. 54 fino per marca, o a peggio 1098.

L'ammontare della rendita annuale che appartiene anche oggi al chiostro, è valutata da 8 a 10,000 scudi.

E cosí col mezo di questi ordini espressamente si mostra che, nel far le dette monete, l'oncia del rame viene necessariamente valutata un soldo, cioè denari 12, e la libra vien valutata soldi 12 d'imperiali, e dieci libre, che sono once 120, vengono valutate soldi 120, che fanno lire 6 d'imperiali, che sono il valore di un'oncia d'argento di coppella, come tutto ciò nella detta tariffa manifestamente si vede.

Venezia nel suo dominio non tiene cosa alcuna che sia sufficiente o parte mediocre per il suo vitto, e non se ne estrae fuora cosa alcuna, ma li bisogna spendere ogni anno circa milioni otto per il vitto e piú. La moneta tanto d'oro quanto d'argento in Napoli è valutata a prezzo alto piú di tutta l'Italia, e in consequenzia di Venezia.

La moneta in Venezia, a rispetto di Napoli, tanto d'oro quanto d'argento, è valutata a prezzo basso, che, portandone da Venezia in Napoli, nell'argento si guadagna, come si è detto, circa piú di cinque per cento, e nell'oro, secondo il prezzo che corre, piú; e all'incontro, portandosi monete da Napoli in Venezia, si perde, come si è detto, nella condizione di Napoli; e, a rispetto dell'altre parti d'Italia, portandosi moneta da Venezia in altri luochi d'Italia o da quelli in Venezia, si perde la manifattura sola della zecca.