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E spuntar i tulipani sul Corso? domandò ridendo il marchese. E, quasi per farsi perdonare la facezia un po' ardita, soggiunse subito: Basta! Non vedo l'ora di abbracciarlo quel caro ragazzo! Oh marchese! sclamò la fanciulla. Ora non è più tanto un ragazzo. Ha quasi ventun anni ora. Cinque più di me. È vero! Sono tre anni ormai ch'io non lo vedo più.

Era la signora Enrichetta che teneva in onore le cascate, o ricci a lunghe spire, che sbucavano da dietro gli orecchi e pendevano intorno al collo, per dar maggiore risalto alle carni. La chiamavano a Genova la signora dei tulipani, per una ghirlanda di questi fiori che ella s'era posta un giorno nella nerissima capigliatura. Tulipani simbolici!

Sarchiava, innaffiava le sue aiuole, potava i rami, curava le margotte, maritava le viole e i garofani, creava nuove famiglie di tulipani, fantasticava le camelie azzurre.

Alcuni vasi di tulipani e giacinti vegetavano sulla stufa del salotto e mentre di fuori nevicava ed infuriavano gli aquiloni, la cucina ben riparata offriva un asilo gradevole, ove si alzava la fiamma viva e crepitante di ginepri, e i fornelli esalavano odori appetitosi.

Questa parola «tulipani» rammenta una delle più strane follie popolari che siano mai state al mondo, la quale si manifestò in Olanda verso la met

Gli artisti olandesi non fecero che andar dietro al gusto imperioso del loro popolo, che tinse di colori vivissimi le case, i bastimenti, in alcuni luoghi i tronchi degli alberi, le palafitte, gli stecconati della campagna; che si veste, che si vestiva molto più allora di colori allegri; che ama i tulipani e i giacinti fino alla pazzia.

Molti erano gli innamorati che stavano intorno alla bellissima donna; ma neppur uno di que' tulipani era voluto cascare a terra, per farsi raccogliere, come una tacita promessa d'amore.