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Erodoto veramente scrive che ne' suoi giorni si davano tredici d'argento per una d'oro; e Wilebrordo Snellio nel suo libretto De re nummaria raccoglie da piú autori che, quando i romani batterono la prima volta monete d'oro, le ragguagliarono a dieci per uno, mettendo in arbitrio degli etòli stessi il pagare in oro o in argento il tributo, purché per ogni libbra d'oro si valutassero dieci libbre d'argento.

Plinio però la trovava del suo tempo come 12 ad uno. E dell'anno 1512 narra lo Snellio suddetto che fosse ella nuovamente di 12 ad uno; ma a suo tempo, che fu 100 anni dopo, la trovò egli come 40 a 3, o sia come 13-1/4 ad uno.

corsero 60 anni che, siccome altrove si disse, nella dittatura di Quinto Fabio Massimo furono ridotti ad un'oncia sola; e quindi, per la legge Papiria, nuovamente a mezz'oncia ristretti, e successivamente si videro anco ad un quarto d'oncia ridotti, secondo le diligenti esperienze che di varie antiche monete le piú ben conservate ha fatte Wilebrordo Snellio, riferite nel suo piú volte citato trattatello De re nummaria.

Ma meno per questo dire dello Snellio mi partirei dall'opinione che il siclo fosse effettiva moneta coniata con qualche segno della pubblica autoritá, mentre la chiama il sagro testo «moneta pubblica approvata» o pure «argento corrente fra' mercanti». Anche in Venezia si spendono le doble ed altri ori «a marco», che vuol dire «a peso»: dicendosi, per esempio, «doble numero 200 a marco 197-1/2», conforme si trova col peso, che siano difettive dal giusto; ma non perciò resta che le doble non siano monete pubbliche ed approvate e correnti fra' mercanti.

Vero è che Wilebrordo Snellio, De re nummaria, fa dubbio in quellappendit monetam», quasi che non fosse argento coniato ed il siclo non fosse a quei tempi una moneta intiera da , ma un peso particolare; onde il dire «appendit monetam quadrigentos siclos» sia come se dicessimo: «egli pesò quattrocento once d'argento». E la veritá si è che il siclo non era solo nome di una specie di moneta, ma anche d'un peso particolare; come in Grecia la dramma era nome e del peso, che era l'ottavo d'un'oncia, e della moneta, onde altre monete di due e di quattro dramme «didrachme» e «tetradrachme» si chiamavano; e fra noi l'oncia è nome non solo d'un peso, ch'è la duodecima parte della libbra, ma d'una longhezza, ch'è la duodecima d'un piede.