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Il rosso cede il luogo al violetto; sembra che le rocce vestano a mestizia per l'occaso del sole. Il fuoco si spegne sull'orizzonte, rapidamente; i colli si coprono di gramaglie, e sul padiglione nero del cielo compariscono numerose stelle. Il capo prorompe in un urlo di spavento. In mezzo a quelle stelle è comparso un indice luminoso, gigantesco, il dito di Dio, che gli minaccia sventura.

Egli diceva: estremamente ho caro, Anima grande, che di me ti caglia; Ma de' miei giorni, ch'a l'occaso andaro, Nulla, se prezzi il ver, pena t'assaglia: Le membra ancise da nemico acciaro, Tolte per man del ciel da la muraglia, Son date in Roma a la piet

tanto pareva gia` inver' la sera essere al sol del suo corso rimaso; vespero la`, e qui mezza notte era. E i raggi ne ferien per mezzo 'l naso, perche' per noi girato era si` 'l monte, che gia` dritti andavamo inver' l'occaso, quand'io senti' a me gravar la fronte a lo splendore assai piu` che di prima, e stupor m'eran le cose non conte;

tanto pareva gia` inver' la sera essere al sol del suo corso rimaso; vespero la`, e qui mezza notte era. E i raggi ne ferien per mezzo 'l naso, perche' per noi girato era si` 'l monte, che gia` dritti andavamo inver' l'occaso, quand'io senti' a me gravar la fronte a lo splendore assai piu` che di prima, e stupor m'eran le cose non conte;

13 Orlando l'elmo gli levò dal viso, e ritrovò che 'l capo sino al naso fra l'uno e l'altro ciglio era diviso: ma pur gli è tanto spirto anco rimaso, che de' suoi falli al Re del paradiso può domandar perdono anzi l'occaso; e confortare il conte, che le gote sparge di pianto, a pazienza puote;

Nel mar di tramontana invêr l'occaso, oltre l'Irlanda una isola si corca, Ebuda nominata; ove è rimaso il popul raro, poi che la brutta orca e l'altro marin gregge la distrusse, ch'in sua vendetta Proteo vi condusse.

su 'l colle imperiale parean arsi da chiusi fochi. In un sol confusi romor profondo eguale, suoni d'opere umane salían da la vicina ripa; a Santa Sabina squillavan le campane. Una pace serena, la pia pace che amavi ne' tuoi cieli soavi, o Claudio di Lorena, si spandea ne l'occaso, piovea su' cuori oblío. Vinto l'essere mio da quel fascino e invaso,

Il giorno mio sen va verso l'occaso e son sepolti in tenebrosa notte i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. Sorgi sol del mio sol sola sembianza. Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma, perché 'l superno chiostro intorno splenda di mille ardori, non però ritorna il giorno al mondo infin che non ritorni tu, la cui luce ogni altra luce asconde. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.