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Se non fosse l’intonazione panteista delle ultime parole, forse le più belle e più profonde parole che abbia pronunciate l’uomo morente, l’entusiasmo mistico di Plotino potrebbe esser quello di un S. Agostino, e la visione del filosofo neoplatonico ha una grande analogia con quel rapimento estatico pel quale, il più gran teologo dell’ortodossia, contemplando, un giorno, il cielo e il mare dalla finestra della sua casa d’Ostia, si sentì, d’un tratto, sollevato alla presenza di Dio.

³⁰⁰ Iulian., 547. Bisogna, dunque, dire che la sua cortesia per Aezio avesse proprio solo un movente di simpatia personale, e non possiamo dedurre che Giuliano arianeggiasse, ciò che sarebbe stato veramente inesplicabile, dato che, nella corte semiariana di Costanzo, egli aveva avuto i suoi più fieri avversari. Tuttavia, il personaggio che destava, nell’imperatore, la più implacabile antipatia, si trovava nel campo opposto, ed era nientemeno che il grande Atanasio, il fondatore dell’ortodossia cattolica. Questi due uomini, geniali l’uno e l’altro, di cui l’uno rappresentava il passato e l’altro l’avvenire, l’uno l’Ellenismo risorgente, l’altro il Cristianesimo dominatore, erano incompatibili l’uno all’altro. Il fatto che Giuliano tanto si incollerisce contro Atanasio, che era stato una vittima di Costanzo, mostra che, malgrado la sua giovinezza, egli conosceva a fondo gli uomini e vedeva dove stava il pericolo. Egli sentiva che la forza del Cristianesimo non stava gi

Quando Giuliano prese in mano le redini dell’impero, egli trovava questa situazione di cose, una pace imposta sulla base dell’opportunismo. Era chiaro che questa pace non aveva la condizione della durata. Ma Giuliano, nell’interesse della sua causa, ne precipitò la rottura. Egli, come vedremo meglio a suo luogo, dichiarava di essere affatto estraneo ai partiti ed alle dispute teologiche dei Cristiani, e permetteva, quindi, il ritorno nelle loro sedi ai vescovi esigliati da Costanzo, che erano, appunto, i malcontenti e dell’una parte e dell’altra. Le previsioni di Giuliano si avverarono; la ricomparsa di quegli uomini battaglieri sulla scena teologica riaccese le discordie e le dispute. Ma non ne venne la conseguenza ch’egli aveva sperata, cioè, lo sfacelo dell’odiato Cristianesimo. Atanasio, ritornato ad Alessandria, per esserne ricacciato da Giuliano col solo atto di aperta intolleranza di cui siasi macchiato, risollevava tosto, con la sua indomabile energia e col suo spirito agitatore, il suo partito, e riponeva in difficili condizioni il vittorioso Arianesimo. Durante i tre anni passati in esiglio, il vecchio difensore dell’ortodossia nicena, sebbene lontano dal campo di battaglia, aveva partecipato alle emozioni della lotta, e con una serie di scritti ardenti, dogmatici, storici, apologetici, aveva tenuto alto il coraggio degli amici e ricordato ai nemici ch’egli ancor viveva. Gi

La vittoria dell’ortodossia nicena, alleatasi colla destra origenica dell’Arianesimo, fu un avvenimento di suprema importanza che ha determinato l’indirizzo del Cristianesimo per lunga serie di secoli. Da quella vittoria è stato creato il Cristianesimo metafisico, scientifico e dogmatico. Se avesse trionfato la dottrina di Paolo di Samosata che era poi quella dell’Arianesimo puro, la semplice dottrina che affermava l’esistenza di un Dio padre, rivelato da un uomo divinizzato per la sua virtù, non sarebbero stati possibili S. Agostino S. Tomaso. La semplicit