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Fu un grido di minaccia, fiero e sdegnoso, che uscì dal petto del giovine, un grido che parve quello d'un'anima sinceramente e profondamente offesa!

Oh! non si sono impegnati con una... so molto io... con una... convocazione? non hanno promesso insomma di non tornare più? Le promesse sono chiacchiere belle e buone! Io ho paura, ecco! Tu hai paura, ed io invece mi sento un coraggio da leone. Teresa pronunciando quelle parole ardeva negli occhi, e il suo bel volto esprimeva tutta l'energia d'un'anima virile.

Tutti ascoltavano ammirati, strascinati da quella foga allegra, che metteva il brio nei cuori. Ma ad un tratto la foga scemò, il brio morì in un brusco cambiamento d'espressione, in una interpretazione strana. Il pezzo pazzamente allegro diventò triste; quasi marcia funebre piena di singhiozzi, di gridi di dolore; il disfogo d'un'anima travagliata.

Allorchè furono alla stazione, ed egli stava per salire sul treno, la donna seguitò a bassa voce: Desidero baciarti. Si guardò intorno; la stazione era popolata di villeggianti in attesa del treno che doveva giungere da Milano. È impossibile! disse. E con voce in cui era tutto lo schianto d'un'anima, soggiunse: Addio, Brunello; addio, bambino caro; addio, passione; piccolo fauno impertinente!

Flora lesse e impallidì: però dopo un istante, senza smarrirsi, riprese: Lasciami questa lettera, zia, gli parlerò io. , , gli devo parlare. Non si può abbandonare un'anima che soffre. Non c'è nulla che vale più d'un'anima. Dov'è? andiamo subito da lui: forse ho gi

PIRINO. «... Quando sarò portata in chiesa morta, il che fia presto, venite a vedermi; e quando son partite le genti, baciatemi e non abbiate a schivo e in orrore quel corpo ch'è stato albergo d'un'anima vostra divota.

Singhiozzi d'un'anima veramente travagliata erano la risposta dell'infelice. «I tuoi Mille, Marzia, su cui speri ancora per liberarti, sono annientati. Essi furono distrutti dai generali Bosco e Van Michel: questa notte istessa avrai intesa le salve d'artiglieria, e le grida di vittoria, che echeggiarono dovunque in Palermo». «Bugiardi!

Nella voce argentina e nelle emozioni della fanciulla, che aveva graziette tutte sue, pareva a Ezio di vedere le movenze delicate d'un'anima e il suo cuore s'inteneriva d'un piacere quasi paterno. Tra le altre amava farle ripetere una lirica sulla Cecit

Voi, ch'ad un'alta e faticosa impresa vedete or me salir audacemente per via mai forse da null'altro intesa, piacciavi d'ascoltare queste lente mie corde in voce lagrimosa e mesta, ch'altro non s'ha d'un'anima dolente.

Dice qualche cosa di più: ammette che «l'egoismo d'un'anima chiaroveggente e forte è più efficacemente caritatevole che non tutta la devozione d'un'anima debole e cieca». Quantunque non lo nomini mai, si sente che egli vuole più d'una volta correggere l'altruismo mistico del Tolstoi. «Piangere con quelli che piangono, soffrire con quelli che soffrono, tendere il proprio cuore a tutti i passanti perchè lo feriscano o lo carezzino», non è, secondo lui, il dovere per eccellenza: «le lacrime, le sofferenze, le ferite in tanto sono salutari in quanto non scoraggiano la nostra propria vita.