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Aggiornato: 10 maggio 2025


Di quali altri Fasci, in tutti i processi, si riscontra la traccia nei tumulti? degli altri di Pietraperzia, di Lercara, di Santa Caterina Villarmosa, tutti senza capi, sciolti o in via di dissoluzione.

In parte i fatti da lui esposti sono veri; ma è stato tratto in errore sui rimedî adoperati dal governo per riparare ai mali. «Ci volle un vero colpo di mano per portar via dalle casse del Comuneegli dice, «sei anni addietro, i valori che rimanevano, per cominciare finalmente ad impiegarli al fine voluto dal testatoreIl fatto è questo: il Prefetto di Caltanissetta, Polidori, nel 1869 fece il colpo di mano, ma fu una vera spogliazione a danno del Comune di Santa Caterina Villarmosa ch'è il comune dove fu fondato il luogo pio che indarno sinora ha reclamato.

Caddero uccisi dai soldati: tredici popolani a Caltavuturo, due a Serradifalco, uno ad Alcamo, undici a Giardinello, undici a Lercara, otto a Pietraperzia, quattordici a Gibellina, diciotto a Marineo, quattordici a Santa Caterina Villarmosa; in tutto furono uccisi novantadue liberi cittadini per un solo soldato. Questo lugubre riassunto dev'essere completato da altri tristi episodî.

Premiò il delegato di Pubblica Sicurezza che fece uccidere in Serradifalco due operai che invocavano il rispetto della legge elettorale; premiò il delegato di P. S. di Racalmuto per la prudenza mostrata nel nascondersi il 1. novembre; premiò il delegato di P. S. di Gibellina! per la splendida attitudine ai travestimenti rivelata nei sottrarsi ai pericoli creati per colpa sua; premiò il tenente Colleoni e lo lasciò per sei lunghi mesi sul luogo delle sue gesta eroiche per la vista lincea mercè la quale intravide le armi sotto i vestiti dei contadini di Santa Caterina Villarmosa!

E fu questo proprio il caso a Caltavuturo, a Giardinello, a Pietraperzia, a Gibellina, a Santa-Caterina Villarmosa, dove chi comandava i soldati credette di salvare la propria vita colle scariche micidiali contro le inermi popolazioni. Le date dolorose di Pietraperzia, di Gibellina, di Santa-Caterina ecc. avvertono che disgraziatamente sotto l'on.

²²⁷ Provviste del Senato, a. 1793-94, p. 35. A titolo di onore ecco i nomi dei coraggiosi che ruppero contro questa malnata associazione di malfattori: 1. Bald. Platamone, Duca di Belmurgo, Pretore; 2. Ignazio Branciforti; 3. Fr. Parisi, Principe di Torrebruna; 4. Carlo Cottone, Principe di Villarmosa; 5. Gius. Amato, Principe di Galati; 6. Ignazio Migliaccio, Principe di Malvagna; 7. Pietro Ascenzo, Principe di Alcan

Il giorno cinque è certo che ancora non era stata annunziata ai cittadini di Santa Caterina Villarmosa la proclamazione dello stato di assedio; c'è da meravigliarsene perchè poche ore si può dire ch'erano trascorse dalla comunicazione. Fu lo stesso Comando dei Carabinieri, che dichiarò che nessuno aveva visto il manifesto; ciò risultò anche dal processo svoltosi innanzi al Tribunale militare di Caltanissetta. Se fosse stata annunziata e spiegata bene ai poveri contadini la misura, probabilmente essi avrebbero tenuto diverso contegno. Ma quantunque essi tutto ignorassero non si creda che abbiano trasceso, come in tanti altri punti. Tutt'altro. Il giorno 5, infatti, non si trattò che di questo: una folla enorme percorreva il paese con una bandiera sormontata dai ritratti del Re, della Regina e da un crocefisso, gridando: viva il Re! abbasso le tasse! Non ci furono incendi, non ci furono devastazioni in uffici pubblici, in case e magazzini privati; non si assaltò il municipio e molto meno si potevano assaltare i casotti del dazio come annunziarono telegrammi uffiziali con impudente menzogna i quali non esistevano! Le autorit

All'indomani della proclamazione dello stato di assedio si chiude la serie dei massacri con quello di Santa Caterina Villarmosa.

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