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È nondimeno quistione assai problematica se la valuta di questi due metalli sia sempre la proporzione della quantitá che se ne trova nel mondo; cioè a dire, se l'essere stimato l'oro, per esempio, quattordici volte piú dell'argento sia segno che nel mondo si trova maggior quantitá effettiva d'argento che d'oro in commercio, o pure se la stima, che facciamo maggiore dell'oro, in altre sue condizioni o prerogative sia fondata.

La bontá dunque del metallo delle monete s'intende quella quantitá di metallo fino, che in esse si contiene in proporzione dell'intiero tutto. E la valuta intrinseca delle medesime da questa e dal giusto peso dipende; ed allora si dice una moneta non esser di giusta bontá, quando o nella bontá del metallo o nel peso è manchevole di quello dev'essere secondo la legge del principe.

Ma frattanto in mano a quelli che ne fanno il traffico restano 7 e 8 per cento; e se nella cittá si trovano, per esempio, due milioni di monete cosí tosate, trovansi que' cittadini avere 6, 7, anzi 8 per cento di vera valuta di meno.

Bene est cui Deus obtulit parca, quod satis est manu». Dell'oro ed argento, e delle antiche e moderne proporzioni di valuta fra loro.

E per tal rispetto solo a me pare che stia bene la proibizione; ché, non vi essendo questo, la proibizione non genera utile alcuno, ma danno. che concludiamo che questo remedio della proibizione non può mai fare abbondare il Regno di moneta, ma serve solo per obviare al disordine in quanto può. Del remedio di far correre la moneta forastiera o crescere la valuta.