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Noi divenimmo intanto a pie` del monte; quivi trovammo la roccia si` erta, che 'ndarno vi sarien le gambe pronte. Tra Lerice e Turbia la piu` diserta, la piu` rotta ruina e` una scala, verso di quella, agevole e aperta. <<Or chi sa da qual man la costa cala>>, disse 'l maestro mio fermando 'l passo, <<si` che possa salir chi va sanz'ala?>>.
Tra Lerice e Turbia la piu` diserta, la piu` rotta ruina e` una scala, verso di quella, agevole e aperta. <<Or chi sa da qual man la costa cala>>, disse 'l maestro mio fermando 'l passo, <<si` che possa salir chi va sanz'ala?>>. E mentre ch'e' tenendo 'l viso basso essaminava del cammin la mente, e io mirava suso intorno al sasso,
Noi divenimmo intanto a piè del monte; quivi trovammo la roccia sì erta, che ’ndarno vi sarien le gambe pronte. Tra Lerice e Turbìa la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole e aperta. «Or chi sa da qual man la costa cala», disse ’l maestro mio fermando ’l passo, «sì che possa salir chi va sanz’ ala?».
La signora ha suonato? Io! MARCELLO e detta. Siete qui... siete qui!... Come sono contento di trovarvi ancora!... Ne disperavo... Non avete incontrato qui una persona... Il barone di Turbia. Ah lo conoscete? È uscito. E non c'era altri con lui? Non ho visto nessun altro. L'avrei giurato; non è venuta. Se sapeste quanto ho corso, non trovavo carrozze. Ma... Come ho fatto a sapervi qui?
Sapevo che dovevate venire da me, ma non così presto, non speravo così presto, e contavo di prevenirvi. Perchè mi guardate a quel modo? Nulla. Mettetevi a sedere. Avevo tanta paura che incontraste qui una persona, indegna di voi... Indegna di me? Sì, voi non sapete. Il barone di Turbia mi aveva pregato di cedergli il mio quartierino per un'avventura amorosa. Oh!
È la "fiumana bella" di Dante Alighieri, certamente la più bella di Liguria; e bene l'ha dichiarata tale il divino poeta, che le vide tutte, quante ce n'erano "tra Lerici e Turbìa", ma su questa si trattenne più a lungo, guardandone dal ponte della Maddalena il largo specchio azzurrino, con le due file di pioppi che ne accompagnavano il corso.
Tra Lerice e Turbìa la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole e aperta. «Or chi sa da qual man la costa cala», disse ’l maestro mio fermando ’l passo, «sì che possa salir chi va sanz’ ala?». E mentre ch’e’ tenendo ’l viso basso essaminava del cammin la mente, e io mirava suso intorno al sasso,
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