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Aggiornato: 10 maggio 2025
Don Tommasino, conosciuto nel patriziato per la sordida avarizia, era uomo che scriveva malvolentieri, e gli affari preferiva sbrigarli a voce, poichè il dir di no non gli costava nulla. Egli andò da sè a portar la risposta. Volentieri, Pio, ma sai, ho figli e mezzo milione è una somma; che ipoteca mi dai? Nessuna; tutto è ipotecato più volte.
C'erano alcune migliaia di lire, ma avevo perduto iersera al Circolo della Caccia e ho pagato. E gl'istituti di credito? Negano; li ho tutti sfruttati come principe della Marsiliana e come proprietario di giornale. E gli amici? Perchè non scrivi a don Tommasino Lavriani; ha dieci milioni a conto corrente da Rothschild, se vuole ti può aiutare.
A Firenze era sceso per far colazione, e al Buffet aveva incontrato il principe don Tommasino Lavriani, amico e collega alla Camera, che tornava a Roma da un viaggio a Londra. Don Pio considerò quell'incontro una vera fortuna e invitò il Lavriani a salire nella stessa carrozza che egli occupava.
E allora, abbi pazienza; questo non è un affare, è un favore. Don Pio lo guardò meravigliato, sgranando gli occhi, e si disse a denti stretti: E se ti chiedessi un favore? Don Tommasino arricciò il naso ponendo in mostra i denti bianchissimi.
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