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Aggiornato: 1 giugno 2025
Poi, spinti alla fuga dall'onnipresenza di coppie tedesche svenevoli e sconvenienti, e da comitive inglesi coi «Baedeker» sotto il braccio, partirono in volta della Spezia. Ivi ricordarono Shelley, ... Shelley, spirito di titano entro virginee forme... E finalmente si recarono a Porto Venere, bianca nel sole, sospesa sopra il Mediterraneo come una Naiade timida, che bagni il piede nel mare.
Tra i ruderi famosi e le dirute Moli anch'ei venne un giorno il mio Titano; Pensieroso guardò l'are cadute E i fòri e del deserto ágora il piano E il monte del tremato Are e le mute Stoe d'Academo e l'Erettèo sovrano; E d'un dio su la testa infranta e nera Umor versò, che nettare non era.
Nè il secolo in cui viveva consentiva estendere le forze portentose dell'anima sua a prove maggiori: cotesti erano giorni di agonia per lo intelletto italiano; il cielo nostro vestiva la cappa di piombo degl'ipocriti di Dante, la quale permetteva a quelli che vegetavano sotto di andare in cento anni appena un'oncia. Nonostante si provò a operare grandemente; uomini e cose gli si strinsero intorno come la camicia di Agamennone, sicchè presto il bene gli venne in fastidio, poi gli parve abbietto, finalmente l'odiò. Si volse al male, e gli disse, come il Demonio, sii il mio bene! Gli piacque la parte di Titano, e gli parve magnifica audacia levare la fronte ribelle contro il cielo, e sfidarlo. Riposto nel male ogni suo desiderio, siccome ogni mezzo per salire in fama, lo amò col delirio dello ebbro e con l'ostinazione del calcolatore: oltrepassare le nequizie fino a lui conosciute immaginò che fosse trasportare altrove le colonne di Ercole, e scuoprire nuovi mondi: strinse vincoli di famiglia per la volutt
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