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In casa Stavro si ballava. Era il dicembre. Si dava una festa in onore di Paolo de Joanna che partiva per l'Inghilterra. Erano riunite tutte le belle donne, tutte le belle fanciulle dell'Isola. Qualcuna certamente sospirava dietro quello straniero che se ne andava così tranquillo e felice, senza curarsi di quello che lasciava dietro di . Lui ballava con tutte.

Eppure Calliope Stavro odiava profondamente la passolina. Era una fanciulla a venti anni, alta, elegante di figura, con uno strano e gracile volto bruno sotto il biondo dei capelli, con certi singolari occhi verdi. Anche lei era stata educata a Parigi, una educazione frivola ed arida. L'anima sua era rimasta chiusa.

Essa era fiera, ma più spesso indifferente; qualche volta un riso sprezzante e stridulo metteva la sua dissonanza in una conversazione, ma più spesso non vi era sorriso in lei; era capricciosa talvolta, ma più spesso lo sbadiglio ignobile contorceva la linea sottile della bocca: una stanchezza mortale decomponeva l'espressione del suo volto. Calliope Stavro non era poetica.

Galantuomo, ricco, grossolano, parlando un francese spaventoso ed un inglese commerciale, amando le canzonette italiane, il vino di Porto, idolatrando la passolina, era un buon fidanzato, sarebbe stato un ottimo marito. Faceva la sua corte nel modo più rudemente innamorato che sia possibile, e Calliope Stavro l'accettava senza disgusto, ma senza piacere.

Egli non corteggiava le fanciulle, oppure le corteggiava tutte, compresa Calliope Stavro. Quando passava a cavallo per le vie di Santa Maura, cavaliere bello ed elegante, egli salutava ogni fanciulla che accorreva al balcone con un saluto profondo e uno sguardo significante. Egli scriveva sui loro albums bellissimi versi, versi cupi e passionati, che turbavano quella a cui erano diretti.

Pure in casa Stavro ci andava spesso. Ma era così discreto, così incantevole nella sua semplicit