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Aggiornato: 26 giugno 2025
E ’l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, e si racqueta poi che ’l pasto morde, ché solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che ’ntrona l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde.
Inoltre, chi erano essi e con quali intenzioni andavano, tutti quei bene inguantati Achei, a intrattenerla mezz'ora per ciascheduno di cento sciocchezze e a respirare la loro parte d'aria a due spanne dalla sua bocca? Fossero state dame, alla buon'ora; ma uomini!
Il Falamonica intanto a calar la sua fune. Tutto andò com'egli aveva immaginato. Il crocco dondolava, faceva le giravolte a due o tre spanne dalla secchia. Bisognava dunque spenzolarsi sull'orlo del pozzo e allungare il braccio, perchè il gancio arrivasse; pel resto, non si trattava che di cogliere il punto buono e infilare il dente nell'anello insidiato. Il Maso guardava, e guardando pensava.
Lo scritto di Ettore Pais è un piccolo capolavoro di forza logica e d'umorismo. L'immagine del gatto e del topo ha la barba lunga parecchie spanne; ma leggendo questo scritto, non riusciamo a discacciarla dalla nostra fantasia.
E 'l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gitto` dentro a le bramose canne. Qual e` quel cane ch'abbaiando agogna, e si racqueta poi che 'l pasto morde, che' solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che 'ntrona l'anime si`, ch'esser vorrebber sorde.
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