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Aggiornato: 3 giugno 2025
Ella voleva riflettere; e risultato della sua riflessione fu se le risposte, che doveva dare a quel cavaliere, fossero mai un segno di riconoscimento. Il conte attendeva; finalmente, vedendo che quella situazione si prolungava un po' troppo, decise ricorrere ad un ultimo mezzo, mostrare cioè a Gabriella il ritratto della contessa di San Giorgio.
Se vi era illusione che potesse alimentare ancora la mia pace, conveniva non porla a cimento colla riflessione; così come io lo aveva udito, quel nome poteva avere un significato indistinto, fors'anco non averne alcuno; pensandovi, egli si aguzzava come la punta micidiale d'una freccia.
Ho sottolineato io le parole: forma nuova per notare che il critico si è ingannato. Neppur quella forma è nuova: o meglio non era più così nuova, come egli immagina, al tempo della sua prima rivelazione all'Europa. I romanzieri russi, quei due o tre romanzieri russi che sono davvero grandi artisti, avevano soltanto fatto sviluppare, per istinto più che per riflessione, il germe della impersonalit
Capisco benissimo che in un secolo quale il nostro, tutto pervaso di positivismo e di riflessione, in un secolo che cerca ansiosamente nuove vie nelle industrie, nelle scienze, nella costituzione sociale, il problema dell'Arte s'imponga alla meditazione di coloro che studiano i fenomeni dello spirito umano e vogliono rendersene ragione.
Mi apprestavo alla eccelsa funzione come a un atto supremo. Non i sensi, ma la riflessione mi spingeva a dedicare tutte le mie forze fisiche e intellettuali a un fatto che la maggior parte degli uomini compie con colpevole spensieratezza, per impulso di volutt
Non me la son cavata dal mio cervello questa sentenza di morte. La storia letteraria universale ci dimostra come la riflessione e la scienza vadano di mano in mano falcidiando le forme artistiche, peggio che non facesse Tullio Ostilio coi famosi papaveri. Dove sono più l'epopea e la tragedia? Qualcuno arriva oggi a domandarsi, e in Francia: Dov'è mai più la commedia?
E un altro scopo mi prefiggevo, oltre a quello di stimolar la riflessione dei dissidenti: quello di porgere armi a quanti concordano meco.
D'altronde, non l'ho io veduta coi miei propri occhi la Storia di Milano dal 1836 al 1848? Questa riflessione mi fa incanutire venti peli della barba, ma in ogni modo mi conforta e mi infonde lena al lavoro. Aduniamo le nostre reminiscenze senza ordine senza legge come vengono. Cosa era Milano dal 1836 al 1848? O piuttosto: qual era Milano?
«Il disordine dello spirito non era minore: non aveva più idee, più memoria; inetto a leggere due frasi; senza riflessione, senza inquietudine sulla sua sorte; non aveva altra sensazione che quella del dolore, la quale lo assaliva penosamente, ogni tre giorni almeno. Era un essere molto al di sotto del bruto, ed offriva in sè uno spettacolo, di cui è difficile immaginare tutto l'orrore.
Ma pur nel tempo in cui meditava, si lasciava scivolar dal letto, e, prese le sue vesti, le indossava rapidamente. Quando si trovò vestita, la riflessione tacque; spense il lume, ed uscì, incontro alla morte dell'anima. Che qualche cosa di grave fosse avvenuto, Cesare capì, non appena Emilia giunse al convegno e si liberò dalla stretta delle sue mani. No, no! Lasciatemi! ella disse. Ascoltatemi!
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