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Aggiornato: 2 luglio 2025
E quanto a quello che ho detto: che prima fa di bisogno sapere la cagione perché sia stato introdotto l'uso del danaro, dico che Aristotile, padre e fondatore delle umane scienze, in quei capitoli dell'Etica e della Politica giá dall'autore citati, in questo modo diffinisce: «L'uso del danaro essere stato introdotto dagli uomini per necessitá e sotto ordine di legge, affinché fosse mezzano per poter fare piú agevolmente le uguali permutazioni e commutazioni in quelle cose che a ciascuno facessero di bisogno, ed anche acciocché fosse una pubblica e comune misura a tutti per poter fare tali contratti giustamente, e che ne' pagamenti ciascuno, in qualunque paese che si trovasse, potesse intieramente conseguire ogni sua ereditá, fosse per qualsivoglia causa creata». Ma, perché in tutte le zecche vengono cavate le fatture dal corpo delle monete, ed ancora per essere fatte sotto ordini diversi da cittá a cittá e da provincia a provincia, onde ne procede che di tempo in tempo, ed anco quasi di continuo, vengono alterati i prezzi dell'oro e dell'argento, per lo che sono poi fuse e rifatte le monete da paesi a paesi; però il danaro non può essere la detta pubblica misura, perciocché, per le differenze che si trovano tra le monete fatte e coniate sotto l'autoritá di un principe a quelle di un altro, il piú delle volte da molti popoli vengono ricusate, ora per li bandi sopra esse fatti ed ora perché non le vogliono accettare, dubitando di non poterle poi spendere in altri paesi se non con gran perdita, ed anche perché non le tengono per cosí buone come quelle ch'essi sono soliti di spendere nelle loro cittá o patrie.
«Ed io ve lo credo di leggieri, bel Cavaliere; ma la gratitudine non si mostra soltanto con le gioie e con gli ori....» «Nondimeno....» «Egli è impossibile....» «Ma....» «Ve ne prego in cortesia.... non ricusate; salite il mio destriero, ch'io per me devo accompagnare la Principessa, nè potrei convenientemente tôrla in groppa.»
Sì, è stata una luce improvvisa: ho sentito che dovevo dirvelo oggi. Povera fanciulla! È tardi. Anche voi mi ricusate? No, Bice: sono io che mi ricuso. Il tuo cuore t'inganna; io sono il tuo padrino, la più profonda, la più pura affezione della tua vita. Ella non piangeva più; la sua faccia esprimeva un dolore così acuto che l'altro n'ebbe ancora paura. Ti senti male?
Adesso ricusate Lamberto per una colpa.... Non è questo. Ebbene, forse un giorno potreste rassegnarvi ad accettare un uomo meno buono e meno bello di lui. Se mi amer
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