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Aggiornato: 12 maggio 2025
Dammi la corda, ch'io mi vo' appiccare. Posala giú, ch'io ti pesterò l'ossa. E chiude quella bocca di ranocchia; ché, ad altro suon che di cembalo o pivi, ti farò far la tosa e mazzacrocca. Scanfarda, che sei uscita de l'inferno, e vuoi le cose mie a forza, tu! Ti taglierò le man. ARTEMONA. Misericordia! Fuor, vicin! Tutti fuor! ch'io son giá morta; ché un ladro m'ha assalito in su la strada.
Pe' 'n' ipotise; vede uno che tira Su 'na lampena? Fa mente locale E te dice: sapé', la terra gira. Ce ripensa e te scopre er canocchiale. E quell'antro? Te vede 'na ranocchia Ch'era morta; la tocca co' 'n zeppetto E s'accorge che move le ginocchia. Che fa? Te ce congegna un meccanisimo; A un antro nu' j'avrebbe fatto effetto, L'italiano t'inventa er letricisimo. Cusì Colombo.
E sendo un giorno alla messa in parrocchia, quando all'altar si volgeva il piovano a spiegare il vangel, Marfisa adocchia che dalla chiesa usciva ogni villano: Perdio! che gracidar vuol la ranocchia dicendo, ella mi secca il diretano; e usciti que' villan sul cimitero, siedeano al sol scherzando sopra al clero. Odi tu dicea l'un cotesto prete a predicar che non si de' rubare?
Parola Del Giorno
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