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Aggiornato: 1 giugno 2025


State contenti, umana gente, al quia; ché, se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria; e disïar vedeste sanza frutto tai che sarebbe lor disio quetato, ch’etternalmente è dato lor per lutto: io dico d’Aristotile e di Plato e di molt’ altri»; e qui chinò la fronte, e più non disse, e rimase turbato.

Avendo adunque riguardo a parte delle parole scritte sopra la porta, la quale l'autor discrive, e alla ampiezza di quella, e similmente all'averla senza alcun serrame trovata, possiam comprendere quella essere la via della morte; conciosiacosaché il Nostro Signore dica nell'Evangelio: «Intrate per angustam portam, quia lata et spatiosa via est quae ducit ad perditionem, et multi sunt qui intrant per eam»; e cosí per questa via il peccato ne mena a dannazione eterna.

State contenti, umana gente, al quia; che' se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria; e disiar vedeste sanza frutto tai che sarebbe lor disio quetato, ch'etternalmente e` dato lor per lutto: io dico d'Aristotile e di Plato e di molt'altri>>; e qui chino` la fronte, e piu` non disse, e rimase turbato.

«Cosí», raccolte, «sen vanno su per l'onda bruna», d'Acheronte, «E avanti che sien», queste che pur salirono, «di », cioè dall'altra riva, «discese, Anche di qua», da quest'altra parte, «nuova schiera», cioè quantitá d'anime non ancora statavi, «s'aduna». E in questo dimostra l'autore continuamente molti morirne sopra il circuito della terra, de' quali la maggior parte muoiono nell'ira di Dio, «quia multi sunt vocati, pauci vero electi».

La celebre iscrizione, da lui composta dice: Jura monarchiae superos Phlegetonta lacusque Lustrando cecini voluerunt fata quousque: Sed quia pars cessit melioribus hospita castris, Autoremque suum petiit felicior astris, Hic claudor Dantes patriis extorris ab oris Quem genuit parvi Florentia mater amoris. La tomba è sempre chiusa.

Il che assai bene pare ne dimostri Macrobio, nel primo libro De somnio Scipionis, cosí dicendo: «De diis autem, ut dixi, caeteris et de anima, non frustra se, nec ut oblectent, ad fabulosa convertunt, sed quia sciunt inimicam esse naturae apertam nudamque expositionem sui: quae, sicut vulgaribus hominum sensibus intellectum sui vario rerum tegmine operimentoque subtraxit, ita a prudentibus arcana sua voluit per fabulosa tractari.

An subsannatis quia nostra oratio tandem finiet, ut mores videatur in hasce favorem porgere sbriccorum? veluti si Baldulus infans tum bene fecisset quum Lanzalotta vigazzum traiecit gladio? sic divi nonne sbisaos castigare solent? sic nonne superbia nostra cogitur interdum vilem portare cavezzam? Quid, rogo, quid?...

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