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Aggiornato: 27 maggio 2025
e vidi spirti per la fiamma andando; per ch'io guardava a loro e a' miei passi compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi, gridavano alto: 'Virum non cognosco'; indi ricominciavan l'inno bassi. Finitolo, anco gridavano: <<Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea sentito il tosco>>.
e vidi spirti per la fiamma andando; per ch'io guardava a loro e a' miei passi compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi, gridavano alto: 'Virum non cognosco'; indi ricominciavan l'inno bassi. Finitolo, anco gridavano: <<Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea sentito il tosco>>.
Ella si teneva stretta intorno lo scialle e si teneva ancora colla testa appoggiata sulla mano di Giacomo, ma i suoi occhi, a poco a poco, s'erano spenti, aveva la bocca socchiusa, le labbra umide, tremanti, come se nell'estasi sua volesse rispondere coi baci a quell'inno d'amore...
Sentendo il canto famoso in parole italiane, mi sono fermato sul pianerottolo, per non interrompere. È molto difficile voltare quell'inno nella lingua nostra, senza mettersi in guerra dichiarata colla musica. C'è sopra tutto la prosodia del quinto verso e del settimo, che non si acconcia abbastanza al ritmo italiano. Io però mi rallegro con voi, signor Lorenzo Salvani.
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